北京人 Běijīng rén

Racconti di viaggi in giro per la Cina (e il mondo) di uno che è rimasto a Pechino troppo tempo…

Hey there! Thanks for dropping by Theme Preview! Take a look around
and grab the RSS feed to stay updated. See you around!









E cosi’ siamo giunti al 27 Luglio 2012 e sono ancora a Pechino a perdere tempo sui telefonini di una nota ditta finlandese; ma purtroppo fin’ora non ho trovato un modo che possa darmi soldi allo stesso modo dio porco. Ma rimembro ancora quel giorno di Ottobre 2011(9 mesi fa) quando da Islamabad giunsi a Peshawar…Peshawar….questa citta’ stava emergendo nel mio immaginario come un posto affascinante, “pericoloso” e attraente allo stesso tempo. Arrivo a Peshawar nel tardo pomeriggio tramite un bus proveniente da Islamabad e col solito triciclo trasformato in tuk tuk (non voli low cost LOL ) o riscio’ che dir si voglia arrivo in ostello, proprio accanto a una apparentemente nota Bakery(panificio): Jan’s Bakery. L’ostello, al quale si accede tramite un portone di ferro, quando entro e’ DESERTO…non c’e’ nessuno. A prima vista sembra come se non ci sia stato nessuno da tempo: il banco della reception e’ pieno di riviste ingiallite o di avvisi su cui sono stampate vecchie date…la vernice sul muro e’ scrostata e le travi sul soffitto accanto al cortile(al quale si accede dal suddetto portone di ferro che da’ sulla strada) sono cadenti e in pessimo stato. Dopo un paio di minuti vedo apparire da una stanza che affaccia sul cortile un tipo che si decide a darmi una stanza. Nell’ostello sono l’unico cliente…. (!). A parte me nelle poche stanze di questo posto che ha visto decisamente tempi migliori non c’e’ nessuno e dal registro vedo che ci sono state al massimo 5 – 6 persone al mese quando e’ andata bene (ospito molta piu’ gente io tramite CouchSurfing ). La gente, dopo l’undici settembre e il casino scatenato dal delirio imperialista americano, ha semplicemente paura di venire da queste parti, anche se di fatto il Pakistan (che pure di problemi di stabilita’ interna ne ha parecchi) non e’ stato mai convolto nel conflitto. Ma, si sa, la paura e’ il grande motore che muove il mondo e qui non ci viene piu’ nessuno. Il sole e’ gia’ tramontato ormai e come si puo’ immaginare non c’e’ vita notturna a Peshawar (non so se si percepisce l’ironia). Comunque prendo il mio laptop e vado alla ricerca di un internet point, visto che e’ qualche giorno che non mi collego. Appena comincio a camminare per strada mi sento un po’ paranoico come in genere mi capita quando sto in un posto nuovo, in un paese distante dal tipo di cultura esperito fino ad allora(Italia,Cina,Giappone,Sud-Est asiatico…): dopo un po’ pero’ la paranoia scompare. Dopo un po’ di tempo paranoico in cui mi sento un po’ estraniato le strade di questo primo incontro con Peshawar mi incominciano ad incuriosire ed interessare e chiedendo a 2-3 persone trovo anche un internet point, abbastanza polveroso, in un seminterrato: mi lasciano collegare col portatile e un tipo francese che sta li’ dentro sentendomi scambiare 2 batture col tipo al banco dell’internet point emerge dal loculo dove e’ connesso: e’ vestito alla maniera pakistana, col pathani , e si mostra estremamente meravigliato del fatto che stia viaggiando in Pakistan: dice che lui sta scrivendo un libro sui rapporti tra occidente e medio-oriente. Il giorno dopo inizio l’esplorazione della citta’: un casino pazzesco di motorette, gente, utilitarie e qualche ciuccio qua e la’. Lascio il cantonment (che e’ la parte nuova della citta’, dove sto con l’ostello) e vado nella citta’ vecchia dove incontro un tipo che mi avvicina e dopo 4 chiacchiere mi porta a visitare un caravanserraglio dove si trova la sua gioielleria: e’ un posto decisamente affascinante e salendo su una scalinata in un angolo del caravanserraglio si ha una bellissima vista della moschea adiacente, la moschea Mohabbat Khan . Ovviamente pretende che compri qualcosa dalla gioielleria e dopo avere tirato sul prezzo fino all’impossibile gli compro una banconota russa (di epoca zarista) per circa 600 rupie (5 euro). Poi andiamo a mangiare insieme in un ristorante afghano dove si mangia con le mani: kebab di agnello mischiato con pane tipo chapati(non so sicuro sia proprio quello), riso e altro: buonissimo!! A pensarci si forma ancora una certa acquolina in bocca, damn. Poi giro per il bazar della citta’ vecchia: brulicare di persone ovunque, vivo e animato, coi suoi stretti vicoli organizzati per ‘settore’: ci sono delle strade con solo gioiellerie, altre dove si vende rame, altre te’, eccetera. Affascinante. Il giorno dopo incontro dei couchsurfers(cerca su google): uno e’ un farmacista che mi porta nel suo studio insieme ad altri suoi amici dove mi intrattengo a parlare e a fumare il miglior hashish del mondo: il nero pachistano che e’ morbidissimo, buono e non costa un cazzo. Poi la sera vado a cena in qualche altro interessonte ristorante con altri couchsurfers: ragazzi che hanno viaggiato, hanno vissuto in Europa e hanno una visione delle cose non solo a livello locale.
La sera torno in ostello che e’ davvero il posto piu’ spartano che abbia mai visto e cade letteralmente a pezzi pero’ si dice che un tempo sia stato un “travelers den” (un ‘covo’ di viaggiatori): deve essere stato interessante; ora il proprietario pensa di aprirci un internet point invece dell’ostello.
Il giorno seguente vado a Lahore .
Lahore dista circa 5 ore di pullman da Peshawar. Appena smontato dal pullman ‘super-lusso’ Daewoo, chiamo il mio host couchsurfing col quale dovrei stare. Volendo fare una breve nota sui trasporti inter-city (cioè tra differenti città) in Pakistan si può dire che la varietà dei trasporti comprende un gamma abbastanza ampia di veicoli: si va dalle jeep sul cui retro sono stati montati dei seggiolini, ai pullmini di 6 persone(dove però ce ne ficcano dentro 12), ai bus daewoo che costano il doppio degli altri scalcagnati mezzi di trasporto ma sono dei bus nuovi, scintillanti, bus turistici a 54 posti dove durante il viaggio passano a più riprese delle hostess che servono patatine, bibite e altri snack (tutto a gratis).
Comunque, dicevo: appena smontato dal pullman chiamo il mio host couchsurfing che ho contattato qualche giorno prima e che dovrebbe ospitarmi a Lahore…le prime 3/4 chiamate vanno a vuoto e comincio a preoccuparmi ma poi finalmente mi risponde e comunica all’autista del moto-risciò (prezzo 300 rupie – 2.5 euro) il suo indirizzo: abita in un quartiere residenziale relativamente ricco(almeno per gli standard del Pakistan), il quartiere del ‘cantonment’ (ogni città o quasi in Pakistan ha un cantonment): una zona residenziale, distaccata dal centro e più recente rispetto al cuore antico della città. All’entrata nel cantonment ci sono due posti di blocco con tanto di guardie armate che fermano il fokloristico mezzo di trasporto su cui viaggio e mi chiedono di mostrargli il passaporto, il visto e mi fanno domande su chi sono e che ci faccio là (“I’m Italian, I’m a tourist” , gli rispondo). Dopo una mezzora arrivo a casa del tipo couchsurfaro e scopro che è una casa di studenti: ma il tipo che mi deve ospitare non è in casa al momento. Ad accogliermi c’è il servo che sti tipi hanno affittato: eh si, è proprio un servo….incredibile: sono studenti di 20-25 anni e hanno al loro servizio un tipo sui 18 anni che fa tutto quello che c’è fare in casa: tipo fare le pulizie, andare ad aprire la porta, o qualsiasi altra cosa gli venga in mente di ordinargli di fare. Dopo un po’ di tempo a chiacchierare con i coiquilini del tipo che mi sta ospitando, arriva il soggetto ospitante che si dimostra da subito al quanto freddo e distaccato (quasi non mi saluta neanche). Comunque, dopo un po’ vado nel seminterrato con alcuni amici del tipo freddo e distaccato: stanno organizzando una specie di festa con cannoni e alcohol. L’alcol ovviamente è proibito in Pakistan, è illegale: ma sti tipi chiamano a uno che dopo qualche minuto arriva e apre il bagagliaio pieni di bottiglie di super-alcolici. Hanno allestito una specie di discoteca privata nello scantinato con tanto di luci stroboscopiche, sfera luccicante che pende dal soffitto e musica a tutto volume pompata dall’impianto stereo. Visto che questi posti in Pakistan non possono esistere pubblicamente, se li organizzano in privato: come dire che se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto. La mattina dopo il tipo-freddo-e-distaccato mi dice che stanno per arrivare i suoi genitori che deve ospitare per qualche giorno (o qualche altra scusa del genere) e che devo andare via. Quindi il loro servo (sigh….) mi chiama un moto-risciò e vado verso un ostello. Quando esco dal cantonment c’è di nuovo lo stesso blocco-controllo con annessa perquisizione (superficiale) dello zaino e della borsa da parte della polizia. Arrivo in ostello, nel centro di Lahore, poso lo zaino e vado un po’ in giro per la città. Sono nella zona del forte di Lahore (lo Shahi Qila) e della mosche principale di Lahore (la moschea Badshah) che sono uno di fronte all’altra. Entrambi imponenti, enormi, ‘importanti’…mentre sto per entrare nella moschea si avvicina un tipo che si propone di farmi da guida per la giornata (e forse anche per la successiva, non ricordo): ha una specie di cartellino dove dice che è una guida autorizzata me penso sia fake, favs insomma.
Comunque dopo lunghe contrattazioni ci accordiamo per un prezzo che mi sembra molto eGonomico e grazie all’aiuto del soggetto in questione riesco ad accedere a posti che altrimenti sarabbero chiusi ai turisti (tipo alcune parti della moschea). A un certo punto la Honda (motocicletta) sulla quale viaggiamo in giro per i monumenti della città ci lascia a terra e mentre il tipo perde tempo a cambiare una ruota, io vado in ostello a prendere il passaporto. In ostello incontro un tipo Italiano, un giornalista, che al momento ha un blog abbastanza conosciuto sul quale scrive. Preso in fretta e furia il passaporto, torno al tizio con la motoretta e dopo un po’ ci dirigiamo verso Wagah, sul confine tra Pakistan e India, dove ogni giorno c’è una cerimonia di chiusura del confine: c’è quasi un clima da stadio con i ‘supporter’ pakistani da un lato (centinaia di persone sistemate su vere e proprie gradinate) e i ‘supporter’ indiani dall’altra. Dopo un po’ di marce al passo dell’oca dei soldati di entrambi gli schieramenti accompagnati dalle urla di incoraggiamento della gente (tipo: ‘Pakistan! zindabad! : “viva il Pakistan”) , si scambiano un saluto e i cancelli del confine vengono chiusi. Dopo tale entusiasmOnte cerimonia mi dirigo di nuovo verso il centro della città, torno in ostello e esco per andare a cena col tipo italiano col quale ho un interessante e lunga conversazione in un ristorante consigliato dalla Lonely Planet: ristorante che secondo me non è tutto sto granchè. Il giorno dopo, ancora col tipo guida-falsa-con-la-motoretta, vado in giro per la città vecchia dove visito varie moschee, santuari, centri artigianali di lavorazione dell’oro e il centro antico di Lahore in generale, pulsante di vita, di scambi commerciali e di negozi di tutti i tipi: alquanto folcloristica, particolare e in generale interessante. Poi verso sera andiamo a una cerimonia di musica Sufi: il sufismo sarebbe la parte “mistica” della religione islamica e in questi suddetti canti sufistici ci sono una serie di tizi su un palco che muovono la testa molto velocemente, quasi fossero posseduti, e suonano degli strumenti.
Il giorno successivo si parte per Multan : a Multan ad accogliermi c’è una ragazza pakistana(ospitante couchsurfing) che si presenta in macchina alla stazione dei pullman dove arrivo con tutta la sua famiglia (fratello e genitori). A quanto pare (soprattutto per essere in Pakistan) è una famiglia molto benestante: SUV, casa a due piani piena di tappeti costosi e altre cose sfarzose di dubbio gusto, eccetera. Ma comunque anche molto aperti mentalmente; credo che già il fatto di ospitare uno ‘sconosciuto’ tramite Couchsurfing e il fatto che la ragazza non porti il velo a copertura dei capelli credo sia una cosa che parli da se. Del resto questi due ragazzi (la tipa che mi ospita e il fratello) sembra che vivano in una sorta di prigione dorata, completamente isolati dal mondo esterno, in un mondo ovattato fatto di noia: la tipa non fa sostanzialmente un cazzo tutto il giorno a parte stare su facebook e giocare a giochini idioti sul portatile seduta su una delle poltrone del soggiorno. E il tipo nonostante abbia più di 25 anni non è mai stato con una ragazza in vita sua (!!!) perchè a quanto pare lui considera non concepibile (o almeno non concepibile per se stesso: gli stranieri facciano ciò che vogliano) il fatto che si possa solo toccare una ragazza prima del matrimonio. Teoria interessante (ironia sottesa). Comunque, dopo i convenevoli di rito e una serata passata a chiacchierare, il giorno dopo tutta l’allegra famigliola mi porta in macchina nella zona della città dove sono concentrati tutti i santuari: Multan se non sbaglio in urdu(lingua del Pakistan) significa ‘città dei santi’. Alcuni santuari (come si può vedere dalla penultima foto di questo post) sono alquanto affascinanti architettonicamente e la ‘zona dei santuari’ è interessante da visitare insieme ai suoi pellegrini sparsi un po’ per tutto il suo perimetro. In un punto ci sono delle candele che la gente accende previa offerta in denaro: si dice che per ogni candela accesa si può esprimere un desiderio(che ovviamente si avvererà senza dubbio alcuno). Durante la mia visita almeno 4 o 5 persone random mi fermano per chiedermi la mia email o il mio numero di telefono: evidentemente uno straniero occidentale in giro per Multan fa alquanto scalpore.
Ma la cosa che mi ha lasciato più stupefatto sono state delle ragazze che mi hanno fermato per chiedermi l’autografo (!!): io stavo seduto sotto un albero in questa specie di parco-dei-santuari a godermi un po’ di fresco e a un certo punto si avvicinano delle tipe col velo (che sembrano più suore cattoliche che altro) sui 17-20 anni che continuano a dirmi cose tipo “sir! sir! please give me your autograph!!” e poi qualcun altra: “please write me your name on my arm, I’ll not wash it anymore!” ahah, inconcepibile. E poi ovviamente ognuna voleva farsi una foto con me. Scendendo dalla collinetta dei santuari finisco in una specie di quartiere degradato con muli che tirano carrette, strade piene di fango, buche e altre amenità: molto interessonte. Quando voglio tornare a casa mi dicono che devo chiamarli (la famiglia ospitante) per non avere problemi con la polizia al posto di blocco del cantonment.
Quando poi è il momento di ripartire mi accompagnano di nuovo tutti insieme al pullman: la prossima fermata è Bahawalpur : arrivo a Bahawalpur a metà pomeriggio e lascio lo zaino in albergo. Dopo pochi minuti dal mio accesso alla camera dell’albergo, mi chiamano dalla reception dicendomi che c’è un tipo che m vuole parlare: si presenta un tipo grasso, grosso, scuro di pelle che dice di essere delle Nazioni Unite e mi fa domande sulla mia permanenza e sul motivo del mio soggiorno in Pakistan; si intrattiene a parlare in camera almeno mezzora: poi mi dice se voglio andare a cena con lui e insiste perchè vada ma sembrandomi un tipo alquanto sospetto(la storia che sia delle Nazioni Unite mi pare alquanto strana), alla fine rifiuto. Comunque, uscito dall’albergo, con l’aiuto del solito moto-zappa (risciò a motore) mi reco all’ufficio postale dove spedisco in Italia la lonely planet del Pakistan, visto che ormai sto per lasciarei il paese e quel libro è pur sempre un peso in più(in realtà pensandoci meglio non è che mi facesse tutta sta differenza): dopo mezzora e circa un centinaio di francobolli (letteralmente) appiccicati sulla busta postale, finalmente torno nella zona del bazar(dove c’è anche l’albergo) e vado un po’ in giro per la parte antica della città: solito vivace centro cittadino con annesso bazar dove è in vendita un po’ di tutto.
Il giorno dopo faccio il check-out all’albergo ma gli lascio lo zaino deciso a prenderlo dopo e a visitare Uch Sharif durante la giornata: Uch Sharif dovrebbe essere un centro di pellegrinaggio pieno di templi e moschee a un oretta di pullman. Cosi’ vado alla stazione degli autobus e compro un biglietto ma quando ho già accattato il tagliando mi si avvicina un tipo che si presenta come un rappresentante dei servizi (i servizi segreti, l’intelligence) e mi dice che “for your own safety” non posso andare a Uch Sharif e mi fa ridare indietro i soldi del biglietto. Allora torno indietro al bazar (10-15 minuti di cammino) e girandomi mi accorgo che il tipo dei ‘servizi segreti’ mi sta pedinando e mi dice sostanzialmente che o me ne sto chiuso in albergo o prendo un pullman (che non sia per Uch) e lascio la città. Sono senza parole ma comunque non è che posso fare molto e cosi’ scortato dal suddetto soggetto che continua a ripetermi “Pakistan is a dangerous country, what are you doing here?” me ne torno a Multan e vado a stare un altra notte a casa della famiglia Couchsurfing ospitante. Al mio arrivo in Italia(3 mesi dopo) leggo della notizia che due italiani sono stati rapiti proprio a Multan e subito dopo (chiedendo) scopro che i due ragazzi erano stati ospitati proprio dalla ragazza che sta ospitando me. porca troia.
Il giorno dopo prendo un bus per Quetta .
Per altre mie foto di Peshawar: https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/PakistanGilgitIslamabadRawalpindiPeshawar
Per altre mie foto di Lahore, Multan e Bahawalpur: https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/PakistanLahoreMultanAndBahawalpur

 

Puoi lasciare un commento, o un insulto se ti fa più piacere.

Lascia un commento