北京人 Běijīng rén

Racconti di viaggi in giro per la Cina (e il mondo) di uno che è rimasto a Pechino troppo tempo…

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Category : viaggi

itinerario del mio viaggio dalla Cina all’Italia via terra.

immagine della strada percorsa durante il mio viaggio dalla Cina all’Italia via terra (Settembre 2011-Gennaio 2012):

PARTENZA: Beijing, Cina. l’8 Settembre 2011

TAPPE:
1.Cina: Pechino, Datong, Yinchuan, Jiayuguan, Dunhuang, Hami, Turpan, Urumqi, Kashgar
2.Pakistan: Sost, Karimabad, Gilgit, Islamabad, Rawalpindi, Peshawar, Lahore, Multan, Bahawalpur.
3.Iran: Zahedan, Kerman, Shiraz(e Persepoli), Yazd, Isfahan, Kashan, Teheran
4.Iraq(Kurdistan): Sulaymania, Erbil, Dohuk
5.Turchia: Gaziantep, Antakya, Cappadocia(Goreme, ecc.), Amasya, Ankara, Pamukkale, Ephesus, Istambul
6.Bulgaria: Veliko Tarnovo, Plovdiv, Sofia
7.Macedonia: Skopje e Ohrid
8.Albania: Berat e Tirana
9.Montenegro: Budva
10.Croazia: Dubrovnik e Split
11.Bosnia-Erzegovina: Mostar e Sarajevo
12.Slovenia: Ljubljana

ARRIVO: ITALIA. l’8 Gennaio 2012





Sto scrivendo questo post oggi (è il 24 marzo 2012) mentre ho attraversato il Pakistan ad Ottobre 2011 (5 mesi fa) quindi per forza di cose molti ricordi stanno sbiadendo e le sensazioni non sono più piene come lo erano al momento.
Ricordo che durante gli ultimi giorni di Settembre 2011 ero In Cina nel cortile di un ostello di Kashgar, nel Xinjiang (il Kashgar Old Town Youth Hostel per essere precisi): nel cuore della città vecchia di Kashgar, tra i venditori ambulanti di frutta, strumenti musicali tradizionali e cotone e le grinfie dell’omologazione dei cinesi di etnia Han sempre più minacciose. L’ostello aveva ancora l’aria di un vecchio caravanserraglio con il suo aspetto polveroso e la sua aria da rifugio e ristoro di viaggiatori. Il caldo era intenso pur essendo ormai fine settembre. Il mio progetto originariamente era di lasciare Kashgar per il Pakistan il 30 Settembre ma, seduto sotto i portici del cortile dell’ostello, parlo con un pakistano che mi dice che l’ultimo bus per il Pakistan prima della festa nazionale cinese (che è il 1 ottobre) partirà il 29 e così devo rivedere i miei piani e lasciare a malincuore Kashgar un giorno in anticipo altrimenti sarei costretto a partire l’8 ottobre (per la festa nazionale c’è una settimana di festa!!): e menomale che l’ho fatto, perchè poi ho letto (su un forum online) che altri viaggiatori hanno avuto problemi ad ottenere il visto al confine tra Cina e Pakistan perchè il Pakistan ha rivisto la propria politica di concessione di visti e non è più possibile ottenere il visto al confine Cina-Pakistan ma c’è bisogno di farne richiesta in anticipo (e nel proprio paese di origine, un disastro insomma). Sono abbastanza in fibrillazione per questo trasbordo in Pakistan dopo 2 anni e mezzo di vita in Cina: il pullman per il Pakistan è a mezzogiorno ma sono alla stazione degli autobus con almeno 2 ore e mezzo di anticipo(manco dovessi prendere un aereo).
Arrivato il momento della partenza mi accorgo che una buona parte del pullman (circa 10 persone su 40) sono altri stranieri(americani,francesi, una ragazza cinese) che stanno andando in Pakistan come me (cosa abbastanza singolare tra l’altro visto che a parte nella regione più vicina al confine con la Cina, non incontrerò più occidentali in Pakistan): ci sono delle specie di sedili-letto, come delle barelle scomode e strette che rimpiazzano i normali sedili. Il pullman è maleodorante e colmo fino all’inverosimile di merce che i Pakistani stanno caricando su questo mezzo che ha decisamente fatto il suo tempo. Dopo una lunga attesa finalmente partiamo, con una buona ora di ritardo, per fermarci verso sera in una cittadina nel mezzo del nulla (Tashkurgan) da dove ripartiremo la mattina dopo. La serata è fresca e vado in giro a procacacciarmi del cibo in una delle poche mangiatoie del paesino: un negozio di spiedini belli sugosi atque gustosi che mi diffamano per quella serata. Il giorno dopo finalmente, dopo una notte nell’unico hotel di Tashkurgan, si riparte è ed un delirio: in pratica durano più i controlli della dogana cinese che il viaggio in se(in tutto 8 ore circa) ed infatti ci sono almeno 4 (!!!) posti di blocco doganali tra Tashkurgan (che è l’ultimo centro abitato della Cina verso ovest) e il confine: uno di questi controlli è quello più lungo dove ci fanno scaricare TUTTO il pullman (compresa la marea di casse e scatoloni di cui è zeppo) per un controllo sia della merce che dei passaporti. Interessante notare l’ingente quantità di birra Wusu, una birra cinese (乌苏啤酒), che i pakistani pur essendo di fede musulmana e non potendo in teoria bere sono intenti a trasportare oltre confine in numerose casse sotto lo sguardo e le battute divertite dei funzionari di dogana cinesi. Questo controllo dura un 3 ore buone che sono impiegate quasi totalmente in attesa di non-si-sa-cosa perchè il controllo finalmente cominci. Finalmente si riparte e durante la strada ci sono almeno altri 3 controlli passaporto. La sera del 30 Settembre finalmente arrivo a Sost, in Pakistan, un villaggio di poche centinaia di persone, appena oltre il confine cinese. Il pullmann parcheggia in un cortile dove c’è un edificio a un piano che più spartano non si può e che in effetti è l’ufficio dogana pakistano dove dopo una attesa piuttosto breve mi appiccicano il mio visto sul passaporto e posso finalmente andare a zonzo per il Pakistan.
Gli hotel (ehmmmm) in questo buco di cittadina di confine, dove nessuno sembra vivere ma tutti sembrano solo di passaggio, a parte uno che sembra più “lussuoso” sono tutti grossomodo delle bettole estremamente grossolane che il massimo comfort che hanno è il ventilatore appeso al soffitto ma io di certo non mi formalizzo e passo la notte in una stanza con le pareti ammuffite dove mi godo il meritato riposo. Prima però esco dal cosiddetto “hotel” con due turisti giapponesi e andiamo a mangiare per il seducente prezzo di 130 rupie pakistane (circa 1 euro) delle piadine accompagnate da pollo al curry: tralasciando l’igiene del “ristorante” sono apprezzabili.
La mattina dopo ci hanno detto(a me e ai giapponesi) che ci sarebbe stato alle 8.00 un bus per la Hunza Valley ed esattamente per Karimabad che è dove sono diretto.
Alle 8 di mattina fa davvero un cazzo di freddo(siamo a 5000 metri di quota) e a mezzogiorno riusciamo finalmente a salire a bordo di un coso zeppo di merce fin dentro i divisori interni dei sedili che ci porta fino a Usani (non lo so se è scritto correttamente, sorry ma è come lo sentivo io quando la gente del posto lo pronunciava) dove c’è questo spettacolare lago che è il frutto del disgelo di un ghiacciaio avvenuto appena un paio di anni fa e che ha formato un enorme lago nella vallata sottostante. Ad attenderci ad Usani c’è un imbarcazione già stracolma di gente che ci porta dall’altra parte di questo lago che è davvero da lasciare a bocca aperta: dall’altra parte ci sono delle jeep che si inerpicano fino ai bordi del lago, giù per il pendio e che ci fanno fare l’ultima parte del tragitto fino a Karimabad. Ormai è sera ed il giorno dopo uscendo all’aria aperta dall’ostello di Karimabad c’è un sole sfolgorante, cielo blu e un panorama da far cadere la mascella con tutti i picchi innevati e imponenti che circondano la valle. Con un altro ragazzo dell’ostello, un tedesco con la fissa del Parapendio ( http://it.wikipedia.org/wiki/Parapendio ) andiamo in giro per Karimabad: un villaggio fatto di case di roccia, di pomodori messi ad essiccare sui tetti e di strade di pietra che salgono su per la valle fino ad arrivare al forte di Baltit (che è l’altro nome di Karimabad) che domina la cittadina. E’ una residenza imperiale del 1300 con ai suoi piedi un campo da polo che ai giorni nostri è usato come campo di calcio dai ragazzini locali. Dopo aver visitato il forte continuaiamo a salire intorno alla montagna attorno ai canali scavati nella roccia che servono ad irrigare le colture sottostanti: la vista è superba.
Verso sera si fa ritorno in ostello dove come ogni sera c’è il “communal dinner” per la gente che alloggia lì e dove per due lire (o due centesimi di euro, o qualche rupia pachistana insomma) si mangia qualcosa di caldo, gustoso e rinfrancante. Nell’ostello (in tutta la cittadina in realtà) c’è corrente elettrica solo per qualche ora al giorno e quindi pranziamo con l’ausilio di una lampada a gas.
see you ……
nella prossima puntata: Gilgit, Islamabad, Rawalpindi, e forse Peshawar e altre tappe pakistane.

per altre mie foto del Pakistan:
1. https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/RoadBetweenChinaAndPakistan
2. https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/PakistanHunzaValleySostKarimabad
3. https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/PakistanGilgitIslamabadRawalpindiPeshawar
4. https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/PakistanLahoreMultanAndBahawalpur

Viaggio Cina-Italia via terra. Jiayuguan, Dunhuang, Hami, Turpan, Kashgar.

great wall jiayuguan

dunhuang oasis

turpan

between Turpan and Urumqi

wool seller in Kashgar

Dopo Yinchuan ho visitato (nell’arco di circa due settimane e mezzo): Jiayuguan, Dunhuang, Hami, Turpan, Urumqi e Kashgar.

Jiayuguan
Piccola cittadina cinese(130.000 abitanti) nella provincia del Gansu. Quello che ricordo attorno al mio hotel: un paio di enormi internet point (decine e decine di computer ognuno, come del resto in tutti gli internet point in Cina) e una strada con bancarelle che vendono cibo ai lati della strada. Atmosfera rillassata, da città di provincia. Il giorno dopo il mio arrivo visito la principale attrazione della città: la grande muraglia, il tratto più occidentale della grande muraglia Cinese (i tratti più orientali sono alla periferia di Pechino) che consiste in un forte con annessa una parte di muraglia appositamente restaurata ad uso dei turisti che la visiteranno. Al contrario di altri tratti della Grande Muraglia che ho visitato la parte in cui è possibile l’accesso a Jiayuguan ha un aria abbastanza falsa, tutta perfettamente restaurata e senza una singola pietra fuori posto: sembra quasi finta. Cmq è pur sempre la muraglia e fa la sua bella figura scenografica in foto. Da Jiayuguan finalmente rispedisco via posta a Pechino un libro che avevo preso in prestito da un servizio di “book exchange” la primavera precedente.

Dunhuang
Dunhuang (cittadina del Gansu) è famosa per le “Grotte Di Mogao” che si trovano nella sua periferia: si tratta di un sistema di 492 templi scavati nella roccia, in una rupe lunga 1600 metri. Le suddette grotte(risalenti al quarto secolo dopo cristo) sono state depredate all’inizio del ventesimo secolo da varie spedizioni di archeologi tra cui spicca Aureil Stein che si dice abbia comprato (dall’autoproclamatosi custode delle grotte) un gran numero di manoscritti (custoditi nelle grotte) di valore inestimabile ad un prezzo irrisorio: ora questi manoscritti (tra cui Il “Sutra del Diamante” dell’868, il più antico testo a stampa del mondo) sono custodite al british museum.
Comunque…c’è da dire che l’ ‘industria turistica cinese è qualcosa che non risparmia veramente niente è nessuno: le grotte di Mogao sono una macchina da soldi inimmaginabile: io ci arrivo a metà settembre e ci sono frotte di turisti che pagano 15-20 euro l’uno per l’accesso a quello che comunque è uno dei maggiori tesori dell’umanità. Enormi statue del Buddha, tra cui una enorme di un Buddha dormiente (non è possibile fare foto all’interno delle grotte), e dipinti risalenti a 1700 anni fa.
Altre attrazioni di Dunhuang: un oasi nel deserto (lago più parte verde) nel bel mezzo di un enorme distesa di sabbia dove vanno a zonzo centinaia di cammelli a uso dei turisti.
Nella parte centrale di Dunhuang ci sono tanti isolati con tanti piccoli ristorantini “collegati” tra di loro che vendono ognuno una diversa specialità. Io mangio (tra gli altri) anche in uno che ha degli spiedini di agnello arrosto giganti che hanno un sapore che definire paradisiaco è dir poco e che accompagnato da abbondanti porzioni di pane “nan” (http://en.wikipedia.org/wiki/Naan) sono una sorta di orgasmo per il palato.

Hami
Hami è la prima città del Xinjiang (la regione più a ovest della Cina e che significa “nuova frontiera”) in cui arrivo. Non c’è sostanzialmente niente di interessante e l’unico motivo per cui mi ci fermo è perchè da il nome alla parola cinese usata per i meloni (i meloni gialli che in genere si mangiano col prosciutto) che in cinese si chiamano appunto “HAMIgua” e si dice che siano i più dolci di tutta la Cina. Ad Hami alloggio in un albergo di “quasi-lusso” per 15 euro a notte (incredible) che sorge giusto affianco alla “Power Police”(che da quello che posso capire dalla scritta in cinese è proprio la “polizia dell’energia elettrica”…mha) e compro da un furgoncino un melone per l’appunto….altrimenti che ci venivo a fa’ ad Hami se non compravo un HAMIgua ? 😛

Turpan
Turpan è una città del Xinjiang che sorge in un oasi fertile nel deserto. Si dice che in estate sia una vera e propria fornace con temperature intorno ai 40 gradi. Quando ci arrivo io è fortunatamente la seconda metà di settembre e c’è un clima piacevole. Turpan è famosa per un sistema di canali di irrigazione detti karez (o Qanat) costituito da una serie di pozzi orizzontali collegati ai canali sotterranei e che hanno costituito una soluzione geniale per irrigare una regione altrimenti arida. Turpan è anche famosa per l’uva. La cosidetta “grape valley” (appena fuori città) che è appunto la depressione dove sorgono i vigneti e dove per accedere a guardare strade lastricate con vigneti che si estendono al di sopra si paga un biglietto di 5-6 euro. Le suddette strade lastricate con piante d’uva per soffitto ci sono anche al centro della città di Turpan. Interessanti anche delle grotte, nel mezzo di montagne brulle e deserte, dai colori di un giallo reso forte da un sole accecante e che un tempo erano tempi buddisti: al giorno d’oggi è ancora possibile vedere alcuni dipinti. A Turpan ho per la prima volta l’impressione di essere uscito dalla Cina propriamente detta e di essere “da qualche altra parte”: la popolazione è a maggioranza uigura, e si percepisce un atmosfera diversa: il bazar è proprio di fronte al mio albergo, la cui stanza da su un muro che si tocca con la mano affacciandosi (fascinating)… ehmmm…

Urumqi
E’ la capitale del Xinjiang. E’ l’unico posto in Xinjiang dove cinesi Han e gli uiguri(l’etnia locale del Xinjiang) sembrano “comunicare” , vivere fianco a fianco, essere in qualche modo (o almeno in alcuni contesti) mescolati gli uni agli altri. Urumqi è una delle città più lontane dal mare del mondo (mi pare circa 3000Km) e ha alcuni minareti e moschee interessanti. A Urumqi incontro Kalila: una ragazzina diciannovenne cinese che mi porta a mangiare in un ristorante italiano di cui un suo amico di Malta è il proprietario e che poi uscirà a bere e far festa con noi dopo cena. Kalila ha tanti amici uiguri molto divertOnti con cui si passa una divertente serata di pppaaarty molto alcolico in giro per i bar, i club e le strade di Urumqi. Sulla via del ritorno verso l’albergo dalla suddetta serata noto un negozio di massaggi che in effetti dall’esterno sembra un po’ insolito essendoci delle luci rosse abbastanza soffuse e delle ragazze (4-5) che ballano…ma sentendomi la schiena a pezzi decido di entrarci…il resto è un altra storia. L’albergo a cui faccio ritorno è estremamente economico e il balcone dove sono appesi i panni ad asciugare fuori la mia stanza non ha esattamente una aria di lusso (per essere buoni) ma costa poco ed è abbastanza.
prossima tappa: Kashgar.

Kashgar
E’ finalmente mattina. Sono in treno già da parecchie ore e me ne attendono ancora molte prima di arrivare a Kashgar(Kashgar è qui: http://g.co/maps/uvfe7). E’ fine settembre, fa caldo e io sono sdraiato nella cuccetta del treno in compagnia di una signora uigura (gli uiguri sono un etnia turcofona islamica che vive del nord-ovest della Cina e precisamente nel Xinjiang che è la regione dove mi trovo) che ha un aria abbastanza sguaiata col suo continuo allargare le gambe e mostrare a tratti quello che si cela sotto la sua gonna: che non è decisamente un bello spettacolo vista la sua età. Oltre a lei c’è una ragazza cinese abbastanza anonima che chiacchiera con la signora e qualcun altro che forse ora dimentico. Ho passato tutto il pomeriggio e la notte precedente nella suddetta cuccetta senza quasi allontanarmene se non per andare al cesso. Essendo straniero, essendo “laowai” ( http://en.wikipedia.org/wiki/Laowai ) posso starmene in silenzio per cazzi miei a leggere il mio Crime di Irvine Welsh senza che nessuno mi dia a parlare o che mi intrattenga in inutili conversazioni per passare il tempo, dato che nessuno sospetta che io parli cinese o comunque non sembrano interessati alla cosa. Ma ad un tratto arriva da un altra carrozza un ragazzo uiguro che inizia a parlarmi e la mia quiete è finita: la gente non riesce mai a farsi i cazzi suoi e il tipo in questione quello che mi dice è che parlando con qualcun altro stava appunto dicendo”ooh poverino, giusto come l’altro ragazzo occidentale nell’altra carrozza che non capisce niente di quello che si dice attorno a lui”…questo mi scogliona. Comunque do un po’ a parlare al suddetto babbeo che mi dice cose tipo che “vorrebbe viaggiare ma se già per uno con un normale passaporto cinese è difficile, per lui che appartiene alla minoranza uigura è ancora peggio”, che è “stupito che i ragazzi uiguri con cui stavo i giorni precedenti bevessero alcohol” (essendo musulmani) eccetera..comunque il tempo passa…..il babbeo mi da qualche suo contatto….e il treno finalmente arriva a Kashgar dopo 25 ore dalla partenza. Un taxi mi accompagna nella città antica di Kashgar, dove, zaino in spalla, vado alla ricerca del mio ostello. Beh, Kashgar nonostante sia stata stuprata dal governo dei cinesi han (gli “han” sono l’etnia più numerosa in Cina) ha un aria sicuramente diversa rispetto alle altre città cinesi tutte anonime e uguali a se stesse. Mi aggiro per un po’ nella parte antica della città….e dopo poco, stanco e accaldato, insieme al mio fedele zaino in spalla, individuo il mio ostello che è giusto nel cuore della città ed ha un aria piuttosto spartana ma molto rilassata ed amichevole. La ragazza alla reception mi ricorda una mia amica di Pechino che, al contrario di quanto avviene di solito, nonostante io sia straniero, avendo io cominciato a parlarle in cinese, mi risponde anche lei in cinese e non in inglese. L’ostello è molto animato e consiste sostanzialmente di un cortile attorno al quale ci sono 2 grandi stanze con tanti letti a castello. Il cortile è circondato da portici sotto ai quali la gente che sta nell’ostello è seduta “all’indiana” su grandi cuscini sistemati intorno a tavoli bassi sistemati su due lati del cortile. Parecchia gente viene o si dirige in medio oriente o va verso l’india e altre mete: è comunque un posto di passaggio, un posto da dove la gente cotinuerà a viaggiare verso altre mete. Esco dall’ostello per andare un po’ in giro: la città pur avendo ancora una sua personalità e un suo carattere sembra comunque ferita dalle “modernizzazioni”, dalle standardizzazioni operate dal governo centrale cinese in una città e in una regione che non hanno niente a che vedere con il resto della Cina: questa è una regione musulmana e il resto della Cina è sostanzialmente un paese ateo, qui si parla uiguro che è una lingua di derivazione turca e si scrive con caratteri arabi (non cinesi)…cosa c’entra col resto della Cina ? Questa città (come del resto il resto del Xinjiang e il Tibet) è stata completamente snaturata da un azione di aggressione e colonizzazione perpretata dai cinesi han che stanno trasformando questa affascinante cittadina sulla via della seta nella solita anonima e informe città cinese come ce ne sono a decine. Basta guardare la piazza principale della città antica dove c’è la moschea principale: tutta rifatta, perfettamente ordinata, con tutti i mattoni perfettamente al loro posto, con un enorme maxischermo al centro della piazza dove un paio di persone tra lo stupito e l’inebetito osservano le immagini che scorrono.
Ma nonostante ciò, senz’altro qualcosa di Kashgar resiste ancora: per le vie della città antica noto venditori di banconote da collezione, negozi di strumenti musicali tradizionali, frutta venduta direttamente dai tricicli/mezzi di trasporto/motozappa , carne, venditori di lana e soprattutto tante case tradizionali che ancora danno al centro antico di Kashgar una sua incantevole atmosfera. E la sera, giusto di fronte alla piazza principale della città, c’è un enorme concentrazione di bancherelle e mangiatoie mobili di ogni tipo che vendono ogni tipo di cibo: spaghetti, zuppe, spiedini di carne e altro, roba arrosto, roba bollita, roba fritta…..una distesa enorme. Per il resto comunque l’impressione che si ha è quella di non trovarsi in Cina: prima di tutto quasi nessuno della gente “comune” parla cinese o comunque parlano solo poche parole e poi comunque si percepisce chiaramente che la gente ha un codice di comportamento totalmente diverso dalla Cina “vera” (perdonatemi il termine) nella quale ho vissuto nei 2-3 anni precedenti. Ma la cosa che forse mi stupisce di più (e alla quale forse non ero “preparato”) è l’aria estremamente disinvolta delle donne uigure che io avevo immaginato che in quanto musulmane fossero perennemente coperte e estremamente pudiche: invece vanno in giro a cosce aperte con gonne, leggins e pantacollant sui motorini/biciclette elettriche e hanno la stessa postura un po’ ovunque senza farsi nessun tipo di problema. Questo fatto accompagnato al fatto della percezione diversa del comportamento della gente(una stronzata forse significativa: “quando compri cibo per strada in Xinjiang ti fanno prima sedere e mangiare e alla fine paghi; nel resto della Cina in genere è il contrario”) e al fatto che io parli cinese mandarino meglio della gente per strada pur trovandomi di fatto ancora in Cina mi spiazza un po’.
Comunque a parte la città antica che ha senz’altro il suo fascino ed ancora resiste, il resto è stato ridotto al solito informe ed ordinato agglomerato di strade larghe e squadrate: compresa la piazza principale della parte moderna della città con un enorme statua di Mao su cui è appeso uno striscione celebrativo in vista dell’imminente sessantaduesimo anniversario della Repubblica Popolare Cinese. Sto un paio di giorni a Kashgar, il terzo prendo l’autobus per il Pakistan (il villaggio in cui arriverò in Pakistan si chiama Sost ed è proprio sul confine tra Cina e Pakistan).

per vedere altre MIE foto di Jiayuguan, Dunhuang, Hami, Turpan, Kashgar andate a questo sito:
https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/ChinaSeptember2011DatongYinchuanJiayuguanDunhuangHamiTurpanUrumqiKashgar

o cliccate qua

Viaggio Cina-Italia via terra. seconda fermata: Yinchuan (Cina)



Il 10 settembre 2011 arrivo a Yinchuan (Cina).
E’ stata una nottata infernale. Cioè niente di cosi’ infernale in realtà ma l’ho passata in treno insieme alla solita marea di cinesi in un treno sovraffollato dormendo un tempo oscillante tra le 0 e le 3 ore quindi diciamo che una volta giunto a destinazione (Yinchuan partendo da Datong) non sono esattamente fresco come una rosa. Comunque, appena arrivato a Yinchuan(alle 8 di mattina,dopo una nottata insonne passata in treno) mi sorbisco una fila pazzesca (una buona mezzora) alla stazione di Yinchuan dove compro il biglietto del treno per Jiayuguan dove andrò 2 giorni dopo. Espletato l’acquisto del suddetto biglietto ferroviario prendo finalmente un taxi(un taxi in cina costa mediamente meno di 2 euro) per l’albergo anche se il punto è che l’albergo dove dovrei andare l’ho trovato su una Lonely Planet “Cina” del 2004 (ahah) che già di per se sarebbe decisamente vecchia ma 7 anni in Cina (siamo a Settembre 2011) equivalgono ad almeno 20 anni in altri posti. Quindi, per farla breve, l’albergo che dovrebbe essere dove la lonely planet dice di essere(vicino le poste centrali di Yinchuan, che letteralmente significa “fiume d’argento”, non c’è). Io sono stanchissimo, non ho chiuso occhio la notte precedente, e voglio solo un cazzo di letto per godermi il meritato riposo. Ma comunque non dovro’ attendere molto: giro l’angolo e trovo un albergo, media categoria…prezzo: l’equivalente di circa 15 evri again (se po fa). Il nome dell’albergo (se a qualcuno interessa) è 温莎宾馆(Wensha Binguan cioè “Windsor Hotel”) e il nome della via dove si trova è 民族北街(“Minzu St. North” in inglese). Comunque quando arrivo alla mia camera in albergo sono già almeno le 10 di mattina e dormo allegramente fino al pomeriggio. Mi sveglio, vado a zonzo per la città che non è niente di che….
E la matina dopo mi dedico alla principale attrazione di Yinchuan, che sono le “tombe dei Western Xia”(Xia occidentali). I Western Xia sono una dinastia durata pochi anni (forse decenni); per l’esattezza [da wikipedia]: “La dinastia Xia occidentale regnò dal 1038 al 1237 nell’impero Xi Xia (cinese: 西夏, pinyin: Xī Xià, Wade-Giles: Hsi Hsia) detto anche Xia occidentale o impero tangut, dal nome del popolo che lo componeva. ” Queste tombe anche propagandate molto comicamente (e non ricordo manco dove anche se probabilmente in più di un posto) come le “piramidi cinesi” viste dall’esterno sono come degli enormi mucchi di fango e ce ne sono diversi in un area non troppo grande. Un cartello vicino a una di queste tombe dice: (scusate per il chinglish ma non è colpa mia, prendo pari pari dal cartello) “The inner city, in a rectangle layout, is a symbol of that of imperial palace in the real world. Four gates were built in the four directions, four corner towers in outlying area. The wall was rammed (che cazz significa “rammed”? nDr) with plank, which is 3,6 meters wide on the basement, painted in red. The top of the wall was decorated by projecting eaves covered with tiles. Ancient eaves tiles or dripstones were placed at edge of projecting eaves.”. Non so esattamente cosa significhi (il chinglish non lo digerisco molto) ma questo era uno dei cartelli esplicativi che c’era tra le tombe xia. Comunque nel pomeriggio-sera esploro ancora un pò la città e poi a nanna.
Il giorno dopo si va a Jiayuguan(cittadina nella cui periferia c’è la parte più occidentale della grande muraglia).
per vedere altre foto di Yinchuan, questo è il link:
https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/ChinaSeptember2011DatongYinchuanJiayuguanDunhuangHamiTurpanUrumqiKashgar

8 Settembre 2011: il viaggio INIZIA…… (Datong, Cina)

Mi ero riproposto (senza troppa convinzione a dire il vero) di tenere un diaro-blog online ma come sempre (mi) accade i propositi sono stati vani.
E quindi ad oggi, 4 gennaio 2012 , non ho scritto ancora ancora niente del viaggio. IL viaggio…ma vediamo di che viaggio si tratta: si tratta di un viaggio TASSATIVAMENTE via terra (o anche via mare volendo) da Pechino (Cina) alla Campania (Italia).
Quindi….magari (MMMAGARI…) scriverò di alcune tappe (o di episodi) a caso (nel senso: non in ordine temporale) o magari anche in ordine temporale (ancora non l’ho deciso).
O probabilmente questo sarà l’unico post che pubblicherò ihihihihihihi ….who knows……
Queste sono le tappe del mio viaggio: Cina–>Pakistan–>Iran–>Iraq(kurds part)–>Turkey–>Bulgaria–>Macedonia–>Albania->Montenegro–>Bosnia–>Croazia–>Slovenia……ITALIA

Quindi come potrete “intuire” sono partito da Pechino (Cina) , a Settembre.

Anyway….questo è il mio primo post:

First stop: Datong,Cina (8 – 9 settembre 2011)
8 settembre, Pechino: fa fresco. Dopo un estate che come al solito non risparmia giornate di aria condizionata 24 ore al giorno, oggi per la prima volta a Pechino si respira. Oggi parto. L’obiettivo è andare da Pechino(Cina) all’Italia meridionale via terra passando attraverso Pakistan, Iran, Iraq, Turchia, Bulgaria e i Balcani. Da qualche parte si deve pur iniziare e inizio da Datong. La mia prima fermata è a Datong, 5 ore di treno da Pechino. Il mio obiettivo è andare verso occidente e Datong è per l’appunto ad ovest di Pechino. E poi non ci sono mai stato. E’ l’occasione buona. Scendo di casa intorno alle 2 di pomeriggio. Damien mi sta ospitando a casa sua da qualche giorno. In realtà sarebbe dovuto venire con me quanto meno per la tratta cinese del viaggio ma come al solito si dimostra poco affidabile. Lo zaino pesa(durante il viaggio perderò pezzi per strada, quindi diventerà più sostenibile il peso) e in più ho la borsa con laptop, libri(un paio) e schifezze varie(hard disk, caricatori, carte e cartoscelle varie, passaporto). Vado alla stazione ovest (Xi Zhang in cinese) di Pechino dove il treno per la mia meta mi attende. La stazione ovest di Pechino (come del resto la stazione principale, la “Beijing Zhang”) è enorme, sconfinata. Ci sono diversi “saloni” di attesa. Ognuno di questi saloni(o “hall” o “ting” che dir si voglia) contiene un numero di destinazioni con delle specie di gate(uno per ogni destinazione) che si apriranno al momento opportuno. La folla in attesa al gate della stazione ovest di Pechino è enorme, rumorosa, carica di pacchi e tutta prontesa a scattare non appena i cancelli del gate saranno aperti. 5 ore di viaggio, noioso, niente di particolare, passeggeri gente comune, cinesi del cazzo, non mi interessano. Intorno alle dieci di sera arrivo a Datong….fa un cazzo di freddo!! io ancora attrezzato per l’estate pechinese sono in sandali, maglietta a maniche corte e pantaloni al ginocchio: ma qui ci saranno non più di 10 gradi! Sul forum della lonely planet ho trovato un hotel che dovrebbe essere nei pressi della stazione: cerco di localizzarlo ma il mio solito pessimo senso dell’orientamento sommato alle indicazioni un po’ troppo sommarie che ho trovato online fanno si che giri a vuoto per un buon dieci minuti. Intanto è buio, per strada non ci sono pedoni e la zona fuori la stazione a quell’ora notturna sembra avere un aria sinistra. Torno verso la stazione e imbocco una strada che parte dal piazzale della stazione che inizia con alcune squallide bettole dove vendono cibo o offrono sistemazioni per la notte: non è molto promettente. Circa 200 metri dopo, in questa strada….vedo un paio di hotel che assomgliano di più ad hotel che potrebbero essere usati dal sottoscritto che come è risaputo “is made of money” (sse sse). Fuori a uno di questi hotel vedo uno straniero (un “non cinese”, europeo,americano cazzo ne so) a cui chiedo: “do you know where the Feitian Hotel is??” …culosamente il Feitian è dove sta alloggiando anche questo sarchiapone straniero. Così entro nel suddetto hotel (che rispetto ai posti all’inizio della strada è il Ritz di nuova iorche) e chiedo “ni you yi ge ren de fanjian ma?” (cioè: “aò che tieni na stanza singola porco dio?”): la tizia dell’hotel risponde in maniera affermativa; 130 yuan(15 euro). deal. Entro nella stanza dell’hotel: senza infamia e senza lode, passabile. Poso le borse, mi guardo intorno e accomodandomi sul letto mi chiedo: “ma che cazzo ci faccio qua?” poi però mi rispondo: “I have a mission!!” e cioè quella di arrivare in Italia via terra secondo l’itinerario prefissato. Comunque…mi metto qualcosa di più pesante perchè fuori fa un tempo ben poco amichevole e scendo alla ricerca di qualcosa da trangugiare: l’unico posto che vedo aperto è una sorta di fast food(con cibo cinese) con annesso una specie di supermercato che non vende quasi un cazzo(a parte alcohol cinese disgustoso, sigarette e altre schifezze tipo zuppe di spaghetti liofilizzati cinesi)…comunque non ho altra scelta e prendo una cosa qualsiasi chiedendola all’addetta del fast food che ha un aria tra lo scocciato e lo sgarbato. Magno la schifezza che mi ha dato la suddetta signora del fast food della stazione dei treni di Datong(ridente città dello Shanxi, anche se non so che cazzo ha da ridere) e torno in albergo dove mi godo il meritato riposo(in realtà non ho fatto un cazzo tutto il giorno a parte stare seduto in treno). Il giorno dopo mi alzo di buon ora( cioè verso le 10 e mezza di mattina….non capisco cosa ci sia di “buono” in ore tipo le 6 o le 7) e mi reco in quella che è l’attrazione di Datong: per l’appunto le cosidette “grotte di Datong” (che in realtà un nome specifico ce l’hanno ma non me lo ricordo): prendo il bus numero 3 dalla stazione, dopo 20 minuti cambio con un altro pullman. All’arrivo alle grotte di datong scopro che il prezzo di entrata alle suddette grotte è di “soli” 150 yuan (17 euro): partono le bestemmie. Come al solito in Cina (e non solo comunque) i prezzi per i posti da visitare sono a livelli incommentabili e comunque sono quantomeno quadruplicati nel corso di 5-6 anni (nel 2004 costava 40 yuan l’ingresso!!). C’è da dire comunque che è stato fatto un nuovo ingresso alle grotte super-moderno-sfarzoso-kitch corredato da successivo corridoio esterno con statue (fatte in serie non più di 3 anni fa) ai lati della suddetta strada-corridoio che conduce alle grotte. Le grotte di Datong sono delle grotte buddiste del minchia secolo avanti cristo(mi pare del 300 dopo cristo ma non sono sicuro) che contengono affreschi e statue (alcune enormi, imponenti) di vari buddha. Sono una ventina di grotte in tutto(almeno 20 sono quelle visitabili) e alcune sono decisamente spettacolari. si vale la pena…è senz’altro interessante ma speculare sul prezzo in questo modo non mi pare il caso. Comunque scatto fotografie(sia alle grotte che alle statue fake costruite 3 anni fa): tempo un paio d’ore (o tre? bho) e torno verso il centro di Datong.
Per strada ci sono file di maiali (maiali interi) messi in delle enormi buste trasparenti e appesi a dei ganci. dall’estremità inferiore delle buste si vede bello in evidenza il muso del porco cosi’ appeso.
Datong è una città squallida (come la maggior parte delle città cinesi), inquinata, rumorosa…e la piazza principale si chiama “hong qi guangchang” (che in italiano significa “piazza della bandiera rossa”!! LOL): la solita mattonaia isituzionale con affianco il solito KFC (Kentucky Fried Chicken: che come tutti sanno è un noto fast food comunista…non so se si nota l’ironia)…ehmm….mmha vvabbè…comunque magno qualcosa e vado un po’ a zonzo per la magnifica(ehm) città di Datong: affianco al mio hotel(5 minuti a piedi dalla stazione, ma dalla stazione non si vede) c’è un enorme area completamente rasa al suolo (sono parecchi isolati, migliaia e migliaia di metri quadrati): il glorioso governo cinese di sta ceppa di minchia avrà intenzione di costruirci qualche…scintillante e squallido grattacielo? probabilmente.

per vedere altre (mie) foto di Datong, clicca qui:

o vai a questo link:
https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/ChinaSeptember2011DatongYinchuanJiayuguanDunhuangHamiTurpanUrumqiKashgar

halo, son arrivato ieri sera voglio dirh…teng ancora nu suenn sconvolgente e a tratti allucinante. E’ stato un viaggio a dir poco massacrante, a dir assai pure peggio.
partenza da roum alle 10 e mezza di mattina, arrivo a uoshinton 9 ore e mezza dopo…poi uuuuuunna rooottuuuuura di palle con la dogana a uoshinton dove ho perz 3 ore(pe modo di dire) in controlli vari, e dopo di che ho preso il volo per fenics…da uoshinton a fenics ho volato altre 4 ore e mezzo..gulp! io credevo che fossero solo 2 ore da uoshinton a fenics…ma in realta’ sembrava cosi’ dall’itinerario scritto sul biglietto perche’ uoshinton e fenics stanno su 2 fusi orari diversi.
cmq…una volta arrivato a fenics, che gia’ stavo stanco morto, perche’ la notte prima, la notte prima di partire da roma, non avevo dormito niente…cmq dicevo…una volta arrivato a fenics ho preso lo sciattol per cordes giankcion e li’ mi e’ venuto a prendere(in questa aria di servizio dove c’era il benzinaio e il mac donald e un paio di negozi) la workshop coordinator: melanie.
Cosi’ mi ha portato ad arcosanti(a 3,4 chilometri) e mi sono schiantato sul letto a zzzzzzz……..poi stamattina mi ha svegliato il ciolone inglese che ha la camera affianco alla mia e son andato a far colazione.
questo a somme linee.
ora qualche dettaglio: a roma, all’aereporto, mi son preso una pizza molto americana e molto poco italiana, ma non era cosi’ male.
il viaggio da roma a washington e’ andato bene a parte il fatto che son riuscito a dormire a intervalli di 15-20 minuti sparsi qua e la’…quindi na vera schifezza…anche dovuto al fatto che c’era un regazzino de roma al sedile avanti a me che si alzava ogni momento e cagava il cazzo. cmq…
arrivato a washington ho fatto le formalita’ di dogana, ho girato un po’ per vedere se ce stava un negozio dove potevo accattare un pc..ma niente…cosi’ so arrivato al ghet dove partiva l’aereo per Phoenix e mi so schiantato a riposare.
a Phoenix dopo aver preso lo shuttle(un pulmino a 6 posti) dove c’erano 2-3 tizie americane , che parlavano una continuazione e di cui non ho capito un cazzo di quello che dicevano, ma mi stavano molto sulle palle…cmq sto pullmin mi ha portato a cordes junction dove son andato a mangiar al mcdonald(non che sia un amante del macmerda ma se vai in un paese devi mangiare la cucina locale voglio dirh).
ho strafogato e poi sono andat vicino alla pompola di benzina dove ho telefonato a melanie, la workshop coordinator che dopo na decina di minuti e’ arrivata.
e cosi’ son arrivato a arcosanti…attraverso una strada sterrata..cmq era buio e non si vedeva na mazza…ho visto solo il letto, e dopo essermi fatto prestare un saccoappelo dalla comunita’ arcosantiana, l’ho messo sul letto e ho zzzzzzzzzz per 7-8 ore.
po stamattina so annato un po’ in giro voglio dirh …ke sball…bellissimo panorama…e sembra un bell’ambiente..molto relax ed informale.
visto l’anfiteatro, l’arcone grande che e’ il centro di arcosanti(mucho bello), la caffetteria, la serra, la piscina, la fonderia di metalli…
molto interessonte…
mo e’ quasi mezzogiorno, teng nu suenn…alle 16 c’e’ il primo incontro con gli altri del workshop…
cmq ho creato un blog solo per arcosanti: http://coyotissimo.blogspot.com/ (da ora in poi i post su arcosanti verranno messi solo su questo nuovo blog).
stay tuned.

Arcosanti ? why not



interessOnte….cioè sinceraLmente non ho ancora idea di cosa sia…a parte le chiacchiere lette in giro del tipo “bla bla città arcologica…bla bla bla…”….quindi secondo un vecchio metodo brioshistico sperimentato fin dal 1357 quando non si ha proprio idea di cosa sia una cosa si deve A S S O L U T A M E N T E fare….è senz’altro un idea interessOnte…poi al di là dell’ideale che c’è dietro arcosanti, sarebbe altrettanto affascinante essere sedotti dalla concretezza dell’abitare atque lavorare atque fare qualcosa di concreto per la comunità dei santi archi.
partirò per il uorchSciop il 5 aprile da Roma, e il faiv uic uorksciop inizierà il 6 aprile….cosa mi aspetterà ?
al 7 aprile i prossimi aggiornaMENTI ……………………..sse sse…..se perlomen tness nu compiutèèr…..che sball…
“ma cos’è arcosanti?” …..ma che pppaaaaall!! arapit a gugòl!! www.arcosanti.org/expArcosanti/workshops/faq/italianFAQ.html

se proprio a gugòl non lo volete aprire, fate copia e incolla nel vostro mozilla firefox, internnetto ecsplorer , opera o quello che è del sito qui sopra.