北京人 Běijīng rén

Racconti di viaggi in giro per la Cina (e il mondo) di uno che è rimasto a Pechino troppo tempo…

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itinerario del mio viaggio dalla Cina all’Italia via terra.

immagine della strada percorsa durante il mio viaggio dalla Cina all’Italia via terra (Settembre 2011-Gennaio 2012):

PARTENZA: Beijing, Cina. l’8 Settembre 2011

TAPPE:
1.Cina: Pechino, Datong, Yinchuan, Jiayuguan, Dunhuang, Hami, Turpan, Urumqi, Kashgar
2.Pakistan: Sost, Karimabad, Gilgit, Islamabad, Rawalpindi, Peshawar, Lahore, Multan, Bahawalpur.
3.Iran: Zahedan, Kerman, Shiraz(e Persepoli), Yazd, Isfahan, Kashan, Teheran
4.Iraq(Kurdistan): Sulaymania, Erbil, Dohuk
5.Turchia: Gaziantep, Antakya, Cappadocia(Goreme, ecc.), Amasya, Ankara, Pamukkale, Ephesus, Istambul
6.Bulgaria: Veliko Tarnovo, Plovdiv, Sofia
7.Macedonia: Skopje e Ohrid
8.Albania: Berat e Tirana
9.Montenegro: Budva
10.Croazia: Dubrovnik e Split
11.Bosnia-Erzegovina: Mostar e Sarajevo
12.Slovenia: Ljubljana

ARRIVO: ITALIA. l’8 Gennaio 2012





Sto scrivendo questo post oggi (è il 24 marzo 2012) mentre ho attraversato il Pakistan ad Ottobre 2011 (5 mesi fa) quindi per forza di cose molti ricordi stanno sbiadendo e le sensazioni non sono più piene come lo erano al momento.
Ricordo che durante gli ultimi giorni di Settembre 2011 ero In Cina nel cortile di un ostello di Kashgar, nel Xinjiang (il Kashgar Old Town Youth Hostel per essere precisi): nel cuore della città vecchia di Kashgar, tra i venditori ambulanti di frutta, strumenti musicali tradizionali e cotone e le grinfie dell’omologazione dei cinesi di etnia Han sempre più minacciose. L’ostello aveva ancora l’aria di un vecchio caravanserraglio con il suo aspetto polveroso e la sua aria da rifugio e ristoro di viaggiatori. Il caldo era intenso pur essendo ormai fine settembre. Il mio progetto originariamente era di lasciare Kashgar per il Pakistan il 30 Settembre ma, seduto sotto i portici del cortile dell’ostello, parlo con un pakistano che mi dice che l’ultimo bus per il Pakistan prima della festa nazionale cinese (che è il 1 ottobre) partirà il 29 e così devo rivedere i miei piani e lasciare a malincuore Kashgar un giorno in anticipo altrimenti sarei costretto a partire l’8 ottobre (per la festa nazionale c’è una settimana di festa!!): e menomale che l’ho fatto, perchè poi ho letto (su un forum online) che altri viaggiatori hanno avuto problemi ad ottenere il visto al confine tra Cina e Pakistan perchè il Pakistan ha rivisto la propria politica di concessione di visti e non è più possibile ottenere il visto al confine Cina-Pakistan ma c’è bisogno di farne richiesta in anticipo (e nel proprio paese di origine, un disastro insomma). Sono abbastanza in fibrillazione per questo trasbordo in Pakistan dopo 2 anni e mezzo di vita in Cina: il pullman per il Pakistan è a mezzogiorno ma sono alla stazione degli autobus con almeno 2 ore e mezzo di anticipo(manco dovessi prendere un aereo).
Arrivato il momento della partenza mi accorgo che una buona parte del pullman (circa 10 persone su 40) sono altri stranieri(americani,francesi, una ragazza cinese) che stanno andando in Pakistan come me (cosa abbastanza singolare tra l’altro visto che a parte nella regione più vicina al confine con la Cina, non incontrerò più occidentali in Pakistan): ci sono delle specie di sedili-letto, come delle barelle scomode e strette che rimpiazzano i normali sedili. Il pullman è maleodorante e colmo fino all’inverosimile di merce che i Pakistani stanno caricando su questo mezzo che ha decisamente fatto il suo tempo. Dopo una lunga attesa finalmente partiamo, con una buona ora di ritardo, per fermarci verso sera in una cittadina nel mezzo del nulla (Tashkurgan) da dove ripartiremo la mattina dopo. La serata è fresca e vado in giro a procacacciarmi del cibo in una delle poche mangiatoie del paesino: un negozio di spiedini belli sugosi atque gustosi che mi diffamano per quella serata. Il giorno dopo finalmente, dopo una notte nell’unico hotel di Tashkurgan, si riparte è ed un delirio: in pratica durano più i controlli della dogana cinese che il viaggio in se(in tutto 8 ore circa) ed infatti ci sono almeno 4 (!!!) posti di blocco doganali tra Tashkurgan (che è l’ultimo centro abitato della Cina verso ovest) e il confine: uno di questi controlli è quello più lungo dove ci fanno scaricare TUTTO il pullman (compresa la marea di casse e scatoloni di cui è zeppo) per un controllo sia della merce che dei passaporti. Interessante notare l’ingente quantità di birra Wusu, una birra cinese (乌苏啤酒), che i pakistani pur essendo di fede musulmana e non potendo in teoria bere sono intenti a trasportare oltre confine in numerose casse sotto lo sguardo e le battute divertite dei funzionari di dogana cinesi. Questo controllo dura un 3 ore buone che sono impiegate quasi totalmente in attesa di non-si-sa-cosa perchè il controllo finalmente cominci. Finalmente si riparte e durante la strada ci sono almeno altri 3 controlli passaporto. La sera del 30 Settembre finalmente arrivo a Sost, in Pakistan, un villaggio di poche centinaia di persone, appena oltre il confine cinese. Il pullmann parcheggia in un cortile dove c’è un edificio a un piano che più spartano non si può e che in effetti è l’ufficio dogana pakistano dove dopo una attesa piuttosto breve mi appiccicano il mio visto sul passaporto e posso finalmente andare a zonzo per il Pakistan.
Gli hotel (ehmmmm) in questo buco di cittadina di confine, dove nessuno sembra vivere ma tutti sembrano solo di passaggio, a parte uno che sembra più “lussuoso” sono tutti grossomodo delle bettole estremamente grossolane che il massimo comfort che hanno è il ventilatore appeso al soffitto ma io di certo non mi formalizzo e passo la notte in una stanza con le pareti ammuffite dove mi godo il meritato riposo. Prima però esco dal cosiddetto “hotel” con due turisti giapponesi e andiamo a mangiare per il seducente prezzo di 130 rupie pakistane (circa 1 euro) delle piadine accompagnate da pollo al curry: tralasciando l’igiene del “ristorante” sono apprezzabili.
La mattina dopo ci hanno detto(a me e ai giapponesi) che ci sarebbe stato alle 8.00 un bus per la Hunza Valley ed esattamente per Karimabad che è dove sono diretto.
Alle 8 di mattina fa davvero un cazzo di freddo(siamo a 5000 metri di quota) e a mezzogiorno riusciamo finalmente a salire a bordo di un coso zeppo di merce fin dentro i divisori interni dei sedili che ci porta fino a Usani (non lo so se è scritto correttamente, sorry ma è come lo sentivo io quando la gente del posto lo pronunciava) dove c’è questo spettacolare lago che è il frutto del disgelo di un ghiacciaio avvenuto appena un paio di anni fa e che ha formato un enorme lago nella vallata sottostante. Ad attenderci ad Usani c’è un imbarcazione già stracolma di gente che ci porta dall’altra parte di questo lago che è davvero da lasciare a bocca aperta: dall’altra parte ci sono delle jeep che si inerpicano fino ai bordi del lago, giù per il pendio e che ci fanno fare l’ultima parte del tragitto fino a Karimabad. Ormai è sera ed il giorno dopo uscendo all’aria aperta dall’ostello di Karimabad c’è un sole sfolgorante, cielo blu e un panorama da far cadere la mascella con tutti i picchi innevati e imponenti che circondano la valle. Con un altro ragazzo dell’ostello, un tedesco con la fissa del Parapendio ( http://it.wikipedia.org/wiki/Parapendio ) andiamo in giro per Karimabad: un villaggio fatto di case di roccia, di pomodori messi ad essiccare sui tetti e di strade di pietra che salgono su per la valle fino ad arrivare al forte di Baltit (che è l’altro nome di Karimabad) che domina la cittadina. E’ una residenza imperiale del 1300 con ai suoi piedi un campo da polo che ai giorni nostri è usato come campo di calcio dai ragazzini locali. Dopo aver visitato il forte continuaiamo a salire intorno alla montagna attorno ai canali scavati nella roccia che servono ad irrigare le colture sottostanti: la vista è superba.
Verso sera si fa ritorno in ostello dove come ogni sera c’è il “communal dinner” per la gente che alloggia lì e dove per due lire (o due centesimi di euro, o qualche rupia pachistana insomma) si mangia qualcosa di caldo, gustoso e rinfrancante. Nell’ostello (in tutta la cittadina in realtà) c’è corrente elettrica solo per qualche ora al giorno e quindi pranziamo con l’ausilio di una lampada a gas.
see you ……
nella prossima puntata: Gilgit, Islamabad, Rawalpindi, e forse Peshawar e altre tappe pakistane.

per altre mie foto del Pakistan:
1. https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/RoadBetweenChinaAndPakistan
2. https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/PakistanHunzaValleySostKarimabad
3. https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/PakistanGilgitIslamabadRawalpindiPeshawar
4. https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/PakistanLahoreMultanAndBahawalpur

Viaggio Cina-Italia via terra. Jiayuguan, Dunhuang, Hami, Turpan, Kashgar.

great wall jiayuguan

dunhuang oasis

turpan

between Turpan and Urumqi

wool seller in Kashgar

Dopo Yinchuan ho visitato (nell’arco di circa due settimane e mezzo): Jiayuguan, Dunhuang, Hami, Turpan, Urumqi e Kashgar.

Jiayuguan
Piccola cittadina cinese(130.000 abitanti) nella provincia del Gansu. Quello che ricordo attorno al mio hotel: un paio di enormi internet point (decine e decine di computer ognuno, come del resto in tutti gli internet point in Cina) e una strada con bancarelle che vendono cibo ai lati della strada. Atmosfera rillassata, da città di provincia. Il giorno dopo il mio arrivo visito la principale attrazione della città: la grande muraglia, il tratto più occidentale della grande muraglia Cinese (i tratti più orientali sono alla periferia di Pechino) che consiste in un forte con annessa una parte di muraglia appositamente restaurata ad uso dei turisti che la visiteranno. Al contrario di altri tratti della Grande Muraglia che ho visitato la parte in cui è possibile l’accesso a Jiayuguan ha un aria abbastanza falsa, tutta perfettamente restaurata e senza una singola pietra fuori posto: sembra quasi finta. Cmq è pur sempre la muraglia e fa la sua bella figura scenografica in foto. Da Jiayuguan finalmente rispedisco via posta a Pechino un libro che avevo preso in prestito da un servizio di “book exchange” la primavera precedente.

Dunhuang
Dunhuang (cittadina del Gansu) è famosa per le “Grotte Di Mogao” che si trovano nella sua periferia: si tratta di un sistema di 492 templi scavati nella roccia, in una rupe lunga 1600 metri. Le suddette grotte(risalenti al quarto secolo dopo cristo) sono state depredate all’inizio del ventesimo secolo da varie spedizioni di archeologi tra cui spicca Aureil Stein che si dice abbia comprato (dall’autoproclamatosi custode delle grotte) un gran numero di manoscritti (custoditi nelle grotte) di valore inestimabile ad un prezzo irrisorio: ora questi manoscritti (tra cui Il “Sutra del Diamante” dell’868, il più antico testo a stampa del mondo) sono custodite al british museum.
Comunque…c’è da dire che l’ ‘industria turistica cinese è qualcosa che non risparmia veramente niente è nessuno: le grotte di Mogao sono una macchina da soldi inimmaginabile: io ci arrivo a metà settembre e ci sono frotte di turisti che pagano 15-20 euro l’uno per l’accesso a quello che comunque è uno dei maggiori tesori dell’umanità. Enormi statue del Buddha, tra cui una enorme di un Buddha dormiente (non è possibile fare foto all’interno delle grotte), e dipinti risalenti a 1700 anni fa.
Altre attrazioni di Dunhuang: un oasi nel deserto (lago più parte verde) nel bel mezzo di un enorme distesa di sabbia dove vanno a zonzo centinaia di cammelli a uso dei turisti.
Nella parte centrale di Dunhuang ci sono tanti isolati con tanti piccoli ristorantini “collegati” tra di loro che vendono ognuno una diversa specialità. Io mangio (tra gli altri) anche in uno che ha degli spiedini di agnello arrosto giganti che hanno un sapore che definire paradisiaco è dir poco e che accompagnato da abbondanti porzioni di pane “nan” (http://en.wikipedia.org/wiki/Naan) sono una sorta di orgasmo per il palato.

Hami
Hami è la prima città del Xinjiang (la regione più a ovest della Cina e che significa “nuova frontiera”) in cui arrivo. Non c’è sostanzialmente niente di interessante e l’unico motivo per cui mi ci fermo è perchè da il nome alla parola cinese usata per i meloni (i meloni gialli che in genere si mangiano col prosciutto) che in cinese si chiamano appunto “HAMIgua” e si dice che siano i più dolci di tutta la Cina. Ad Hami alloggio in un albergo di “quasi-lusso” per 15 euro a notte (incredible) che sorge giusto affianco alla “Power Police”(che da quello che posso capire dalla scritta in cinese è proprio la “polizia dell’energia elettrica”…mha) e compro da un furgoncino un melone per l’appunto….altrimenti che ci venivo a fa’ ad Hami se non compravo un HAMIgua ? 😛

Turpan
Turpan è una città del Xinjiang che sorge in un oasi fertile nel deserto. Si dice che in estate sia una vera e propria fornace con temperature intorno ai 40 gradi. Quando ci arrivo io è fortunatamente la seconda metà di settembre e c’è un clima piacevole. Turpan è famosa per un sistema di canali di irrigazione detti karez (o Qanat) costituito da una serie di pozzi orizzontali collegati ai canali sotterranei e che hanno costituito una soluzione geniale per irrigare una regione altrimenti arida. Turpan è anche famosa per l’uva. La cosidetta “grape valley” (appena fuori città) che è appunto la depressione dove sorgono i vigneti e dove per accedere a guardare strade lastricate con vigneti che si estendono al di sopra si paga un biglietto di 5-6 euro. Le suddette strade lastricate con piante d’uva per soffitto ci sono anche al centro della città di Turpan. Interessanti anche delle grotte, nel mezzo di montagne brulle e deserte, dai colori di un giallo reso forte da un sole accecante e che un tempo erano tempi buddisti: al giorno d’oggi è ancora possibile vedere alcuni dipinti. A Turpan ho per la prima volta l’impressione di essere uscito dalla Cina propriamente detta e di essere “da qualche altra parte”: la popolazione è a maggioranza uigura, e si percepisce un atmosfera diversa: il bazar è proprio di fronte al mio albergo, la cui stanza da su un muro che si tocca con la mano affacciandosi (fascinating)… ehmmm…

Urumqi
E’ la capitale del Xinjiang. E’ l’unico posto in Xinjiang dove cinesi Han e gli uiguri(l’etnia locale del Xinjiang) sembrano “comunicare” , vivere fianco a fianco, essere in qualche modo (o almeno in alcuni contesti) mescolati gli uni agli altri. Urumqi è una delle città più lontane dal mare del mondo (mi pare circa 3000Km) e ha alcuni minareti e moschee interessanti. A Urumqi incontro Kalila: una ragazzina diciannovenne cinese che mi porta a mangiare in un ristorante italiano di cui un suo amico di Malta è il proprietario e che poi uscirà a bere e far festa con noi dopo cena. Kalila ha tanti amici uiguri molto divertOnti con cui si passa una divertente serata di pppaaarty molto alcolico in giro per i bar, i club e le strade di Urumqi. Sulla via del ritorno verso l’albergo dalla suddetta serata noto un negozio di massaggi che in effetti dall’esterno sembra un po’ insolito essendoci delle luci rosse abbastanza soffuse e delle ragazze (4-5) che ballano…ma sentendomi la schiena a pezzi decido di entrarci…il resto è un altra storia. L’albergo a cui faccio ritorno è estremamente economico e il balcone dove sono appesi i panni ad asciugare fuori la mia stanza non ha esattamente una aria di lusso (per essere buoni) ma costa poco ed è abbastanza.
prossima tappa: Kashgar.

Kashgar
E’ finalmente mattina. Sono in treno già da parecchie ore e me ne attendono ancora molte prima di arrivare a Kashgar(Kashgar è qui: http://g.co/maps/uvfe7). E’ fine settembre, fa caldo e io sono sdraiato nella cuccetta del treno in compagnia di una signora uigura (gli uiguri sono un etnia turcofona islamica che vive del nord-ovest della Cina e precisamente nel Xinjiang che è la regione dove mi trovo) che ha un aria abbastanza sguaiata col suo continuo allargare le gambe e mostrare a tratti quello che si cela sotto la sua gonna: che non è decisamente un bello spettacolo vista la sua età. Oltre a lei c’è una ragazza cinese abbastanza anonima che chiacchiera con la signora e qualcun altro che forse ora dimentico. Ho passato tutto il pomeriggio e la notte precedente nella suddetta cuccetta senza quasi allontanarmene se non per andare al cesso. Essendo straniero, essendo “laowai” ( http://en.wikipedia.org/wiki/Laowai ) posso starmene in silenzio per cazzi miei a leggere il mio Crime di Irvine Welsh senza che nessuno mi dia a parlare o che mi intrattenga in inutili conversazioni per passare il tempo, dato che nessuno sospetta che io parli cinese o comunque non sembrano interessati alla cosa. Ma ad un tratto arriva da un altra carrozza un ragazzo uiguro che inizia a parlarmi e la mia quiete è finita: la gente non riesce mai a farsi i cazzi suoi e il tipo in questione quello che mi dice è che parlando con qualcun altro stava appunto dicendo”ooh poverino, giusto come l’altro ragazzo occidentale nell’altra carrozza che non capisce niente di quello che si dice attorno a lui”…questo mi scogliona. Comunque do un po’ a parlare al suddetto babbeo che mi dice cose tipo che “vorrebbe viaggiare ma se già per uno con un normale passaporto cinese è difficile, per lui che appartiene alla minoranza uigura è ancora peggio”, che è “stupito che i ragazzi uiguri con cui stavo i giorni precedenti bevessero alcohol” (essendo musulmani) eccetera..comunque il tempo passa…..il babbeo mi da qualche suo contatto….e il treno finalmente arriva a Kashgar dopo 25 ore dalla partenza. Un taxi mi accompagna nella città antica di Kashgar, dove, zaino in spalla, vado alla ricerca del mio ostello. Beh, Kashgar nonostante sia stata stuprata dal governo dei cinesi han (gli “han” sono l’etnia più numerosa in Cina) ha un aria sicuramente diversa rispetto alle altre città cinesi tutte anonime e uguali a se stesse. Mi aggiro per un po’ nella parte antica della città….e dopo poco, stanco e accaldato, insieme al mio fedele zaino in spalla, individuo il mio ostello che è giusto nel cuore della città ed ha un aria piuttosto spartana ma molto rilassata ed amichevole. La ragazza alla reception mi ricorda una mia amica di Pechino che, al contrario di quanto avviene di solito, nonostante io sia straniero, avendo io cominciato a parlarle in cinese, mi risponde anche lei in cinese e non in inglese. L’ostello è molto animato e consiste sostanzialmente di un cortile attorno al quale ci sono 2 grandi stanze con tanti letti a castello. Il cortile è circondato da portici sotto ai quali la gente che sta nell’ostello è seduta “all’indiana” su grandi cuscini sistemati intorno a tavoli bassi sistemati su due lati del cortile. Parecchia gente viene o si dirige in medio oriente o va verso l’india e altre mete: è comunque un posto di passaggio, un posto da dove la gente cotinuerà a viaggiare verso altre mete. Esco dall’ostello per andare un po’ in giro: la città pur avendo ancora una sua personalità e un suo carattere sembra comunque ferita dalle “modernizzazioni”, dalle standardizzazioni operate dal governo centrale cinese in una città e in una regione che non hanno niente a che vedere con il resto della Cina: questa è una regione musulmana e il resto della Cina è sostanzialmente un paese ateo, qui si parla uiguro che è una lingua di derivazione turca e si scrive con caratteri arabi (non cinesi)…cosa c’entra col resto della Cina ? Questa città (come del resto il resto del Xinjiang e il Tibet) è stata completamente snaturata da un azione di aggressione e colonizzazione perpretata dai cinesi han che stanno trasformando questa affascinante cittadina sulla via della seta nella solita anonima e informe città cinese come ce ne sono a decine. Basta guardare la piazza principale della città antica dove c’è la moschea principale: tutta rifatta, perfettamente ordinata, con tutti i mattoni perfettamente al loro posto, con un enorme maxischermo al centro della piazza dove un paio di persone tra lo stupito e l’inebetito osservano le immagini che scorrono.
Ma nonostante ciò, senz’altro qualcosa di Kashgar resiste ancora: per le vie della città antica noto venditori di banconote da collezione, negozi di strumenti musicali tradizionali, frutta venduta direttamente dai tricicli/mezzi di trasporto/motozappa , carne, venditori di lana e soprattutto tante case tradizionali che ancora danno al centro antico di Kashgar una sua incantevole atmosfera. E la sera, giusto di fronte alla piazza principale della città, c’è un enorme concentrazione di bancherelle e mangiatoie mobili di ogni tipo che vendono ogni tipo di cibo: spaghetti, zuppe, spiedini di carne e altro, roba arrosto, roba bollita, roba fritta…..una distesa enorme. Per il resto comunque l’impressione che si ha è quella di non trovarsi in Cina: prima di tutto quasi nessuno della gente “comune” parla cinese o comunque parlano solo poche parole e poi comunque si percepisce chiaramente che la gente ha un codice di comportamento totalmente diverso dalla Cina “vera” (perdonatemi il termine) nella quale ho vissuto nei 2-3 anni precedenti. Ma la cosa che forse mi stupisce di più (e alla quale forse non ero “preparato”) è l’aria estremamente disinvolta delle donne uigure che io avevo immaginato che in quanto musulmane fossero perennemente coperte e estremamente pudiche: invece vanno in giro a cosce aperte con gonne, leggins e pantacollant sui motorini/biciclette elettriche e hanno la stessa postura un po’ ovunque senza farsi nessun tipo di problema. Questo fatto accompagnato al fatto della percezione diversa del comportamento della gente(una stronzata forse significativa: “quando compri cibo per strada in Xinjiang ti fanno prima sedere e mangiare e alla fine paghi; nel resto della Cina in genere è il contrario”) e al fatto che io parli cinese mandarino meglio della gente per strada pur trovandomi di fatto ancora in Cina mi spiazza un po’.
Comunque a parte la città antica che ha senz’altro il suo fascino ed ancora resiste, il resto è stato ridotto al solito informe ed ordinato agglomerato di strade larghe e squadrate: compresa la piazza principale della parte moderna della città con un enorme statua di Mao su cui è appeso uno striscione celebrativo in vista dell’imminente sessantaduesimo anniversario della Repubblica Popolare Cinese. Sto un paio di giorni a Kashgar, il terzo prendo l’autobus per il Pakistan (il villaggio in cui arriverò in Pakistan si chiama Sost ed è proprio sul confine tra Cina e Pakistan).

per vedere altre MIE foto di Jiayuguan, Dunhuang, Hami, Turpan, Kashgar andate a questo sito:
https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/ChinaSeptember2011DatongYinchuanJiayuguanDunhuangHamiTurpanUrumqiKashgar

o cliccate qua

Viaggio Cina-Italia via terra. seconda fermata: Yinchuan (Cina)



Il 10 settembre 2011 arrivo a Yinchuan (Cina).
E’ stata una nottata infernale. Cioè niente di cosi’ infernale in realtà ma l’ho passata in treno insieme alla solita marea di cinesi in un treno sovraffollato dormendo un tempo oscillante tra le 0 e le 3 ore quindi diciamo che una volta giunto a destinazione (Yinchuan partendo da Datong) non sono esattamente fresco come una rosa. Comunque, appena arrivato a Yinchuan(alle 8 di mattina,dopo una nottata insonne passata in treno) mi sorbisco una fila pazzesca (una buona mezzora) alla stazione di Yinchuan dove compro il biglietto del treno per Jiayuguan dove andrò 2 giorni dopo. Espletato l’acquisto del suddetto biglietto ferroviario prendo finalmente un taxi(un taxi in cina costa mediamente meno di 2 euro) per l’albergo anche se il punto è che l’albergo dove dovrei andare l’ho trovato su una Lonely Planet “Cina” del 2004 (ahah) che già di per se sarebbe decisamente vecchia ma 7 anni in Cina (siamo a Settembre 2011) equivalgono ad almeno 20 anni in altri posti. Quindi, per farla breve, l’albergo che dovrebbe essere dove la lonely planet dice di essere(vicino le poste centrali di Yinchuan, che letteralmente significa “fiume d’argento”, non c’è). Io sono stanchissimo, non ho chiuso occhio la notte precedente, e voglio solo un cazzo di letto per godermi il meritato riposo. Ma comunque non dovro’ attendere molto: giro l’angolo e trovo un albergo, media categoria…prezzo: l’equivalente di circa 15 evri again (se po fa). Il nome dell’albergo (se a qualcuno interessa) è 温莎宾馆(Wensha Binguan cioè “Windsor Hotel”) e il nome della via dove si trova è 民族北街(“Minzu St. North” in inglese). Comunque quando arrivo alla mia camera in albergo sono già almeno le 10 di mattina e dormo allegramente fino al pomeriggio. Mi sveglio, vado a zonzo per la città che non è niente di che….
E la matina dopo mi dedico alla principale attrazione di Yinchuan, che sono le “tombe dei Western Xia”(Xia occidentali). I Western Xia sono una dinastia durata pochi anni (forse decenni); per l’esattezza [da wikipedia]: “La dinastia Xia occidentale regnò dal 1038 al 1237 nell’impero Xi Xia (cinese: 西夏, pinyin: Xī Xià, Wade-Giles: Hsi Hsia) detto anche Xia occidentale o impero tangut, dal nome del popolo che lo componeva. ” Queste tombe anche propagandate molto comicamente (e non ricordo manco dove anche se probabilmente in più di un posto) come le “piramidi cinesi” viste dall’esterno sono come degli enormi mucchi di fango e ce ne sono diversi in un area non troppo grande. Un cartello vicino a una di queste tombe dice: (scusate per il chinglish ma non è colpa mia, prendo pari pari dal cartello) “The inner city, in a rectangle layout, is a symbol of that of imperial palace in the real world. Four gates were built in the four directions, four corner towers in outlying area. The wall was rammed (che cazz significa “rammed”? nDr) with plank, which is 3,6 meters wide on the basement, painted in red. The top of the wall was decorated by projecting eaves covered with tiles. Ancient eaves tiles or dripstones were placed at edge of projecting eaves.”. Non so esattamente cosa significhi (il chinglish non lo digerisco molto) ma questo era uno dei cartelli esplicativi che c’era tra le tombe xia. Comunque nel pomeriggio-sera esploro ancora un pò la città e poi a nanna.
Il giorno dopo si va a Jiayuguan(cittadina nella cui periferia c’è la parte più occidentale della grande muraglia).
per vedere altre foto di Yinchuan, questo è il link:
https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/ChinaSeptember2011DatongYinchuanJiayuguanDunhuangHamiTurpanUrumqiKashgar

8 Settembre 2011: il viaggio INIZIA…… (Datong, Cina)

Mi ero riproposto (senza troppa convinzione a dire il vero) di tenere un diaro-blog online ma come sempre (mi) accade i propositi sono stati vani.
E quindi ad oggi, 4 gennaio 2012 , non ho scritto ancora ancora niente del viaggio. IL viaggio…ma vediamo di che viaggio si tratta: si tratta di un viaggio TASSATIVAMENTE via terra (o anche via mare volendo) da Pechino (Cina) alla Campania (Italia).
Quindi….magari (MMMAGARI…) scriverò di alcune tappe (o di episodi) a caso (nel senso: non in ordine temporale) o magari anche in ordine temporale (ancora non l’ho deciso).
O probabilmente questo sarà l’unico post che pubblicherò ihihihihihihi ….who knows……
Queste sono le tappe del mio viaggio: Cina–>Pakistan–>Iran–>Iraq(kurds part)–>Turkey–>Bulgaria–>Macedonia–>Albania->Montenegro–>Bosnia–>Croazia–>Slovenia……ITALIA

Quindi come potrete “intuire” sono partito da Pechino (Cina) , a Settembre.

Anyway….questo è il mio primo post:

First stop: Datong,Cina (8 – 9 settembre 2011)
8 settembre, Pechino: fa fresco. Dopo un estate che come al solito non risparmia giornate di aria condizionata 24 ore al giorno, oggi per la prima volta a Pechino si respira. Oggi parto. L’obiettivo è andare da Pechino(Cina) all’Italia meridionale via terra passando attraverso Pakistan, Iran, Iraq, Turchia, Bulgaria e i Balcani. Da qualche parte si deve pur iniziare e inizio da Datong. La mia prima fermata è a Datong, 5 ore di treno da Pechino. Il mio obiettivo è andare verso occidente e Datong è per l’appunto ad ovest di Pechino. E poi non ci sono mai stato. E’ l’occasione buona. Scendo di casa intorno alle 2 di pomeriggio. Damien mi sta ospitando a casa sua da qualche giorno. In realtà sarebbe dovuto venire con me quanto meno per la tratta cinese del viaggio ma come al solito si dimostra poco affidabile. Lo zaino pesa(durante il viaggio perderò pezzi per strada, quindi diventerà più sostenibile il peso) e in più ho la borsa con laptop, libri(un paio) e schifezze varie(hard disk, caricatori, carte e cartoscelle varie, passaporto). Vado alla stazione ovest (Xi Zhang in cinese) di Pechino dove il treno per la mia meta mi attende. La stazione ovest di Pechino (come del resto la stazione principale, la “Beijing Zhang”) è enorme, sconfinata. Ci sono diversi “saloni” di attesa. Ognuno di questi saloni(o “hall” o “ting” che dir si voglia) contiene un numero di destinazioni con delle specie di gate(uno per ogni destinazione) che si apriranno al momento opportuno. La folla in attesa al gate della stazione ovest di Pechino è enorme, rumorosa, carica di pacchi e tutta prontesa a scattare non appena i cancelli del gate saranno aperti. 5 ore di viaggio, noioso, niente di particolare, passeggeri gente comune, cinesi del cazzo, non mi interessano. Intorno alle dieci di sera arrivo a Datong….fa un cazzo di freddo!! io ancora attrezzato per l’estate pechinese sono in sandali, maglietta a maniche corte e pantaloni al ginocchio: ma qui ci saranno non più di 10 gradi! Sul forum della lonely planet ho trovato un hotel che dovrebbe essere nei pressi della stazione: cerco di localizzarlo ma il mio solito pessimo senso dell’orientamento sommato alle indicazioni un po’ troppo sommarie che ho trovato online fanno si che giri a vuoto per un buon dieci minuti. Intanto è buio, per strada non ci sono pedoni e la zona fuori la stazione a quell’ora notturna sembra avere un aria sinistra. Torno verso la stazione e imbocco una strada che parte dal piazzale della stazione che inizia con alcune squallide bettole dove vendono cibo o offrono sistemazioni per la notte: non è molto promettente. Circa 200 metri dopo, in questa strada….vedo un paio di hotel che assomgliano di più ad hotel che potrebbero essere usati dal sottoscritto che come è risaputo “is made of money” (sse sse). Fuori a uno di questi hotel vedo uno straniero (un “non cinese”, europeo,americano cazzo ne so) a cui chiedo: “do you know where the Feitian Hotel is??” …culosamente il Feitian è dove sta alloggiando anche questo sarchiapone straniero. Così entro nel suddetto hotel (che rispetto ai posti all’inizio della strada è il Ritz di nuova iorche) e chiedo “ni you yi ge ren de fanjian ma?” (cioè: “aò che tieni na stanza singola porco dio?”): la tizia dell’hotel risponde in maniera affermativa; 130 yuan(15 euro). deal. Entro nella stanza dell’hotel: senza infamia e senza lode, passabile. Poso le borse, mi guardo intorno e accomodandomi sul letto mi chiedo: “ma che cazzo ci faccio qua?” poi però mi rispondo: “I have a mission!!” e cioè quella di arrivare in Italia via terra secondo l’itinerario prefissato. Comunque…mi metto qualcosa di più pesante perchè fuori fa un tempo ben poco amichevole e scendo alla ricerca di qualcosa da trangugiare: l’unico posto che vedo aperto è una sorta di fast food(con cibo cinese) con annesso una specie di supermercato che non vende quasi un cazzo(a parte alcohol cinese disgustoso, sigarette e altre schifezze tipo zuppe di spaghetti liofilizzati cinesi)…comunque non ho altra scelta e prendo una cosa qualsiasi chiedendola all’addetta del fast food che ha un aria tra lo scocciato e lo sgarbato. Magno la schifezza che mi ha dato la suddetta signora del fast food della stazione dei treni di Datong(ridente città dello Shanxi, anche se non so che cazzo ha da ridere) e torno in albergo dove mi godo il meritato riposo(in realtà non ho fatto un cazzo tutto il giorno a parte stare seduto in treno). Il giorno dopo mi alzo di buon ora( cioè verso le 10 e mezza di mattina….non capisco cosa ci sia di “buono” in ore tipo le 6 o le 7) e mi reco in quella che è l’attrazione di Datong: per l’appunto le cosidette “grotte di Datong” (che in realtà un nome specifico ce l’hanno ma non me lo ricordo): prendo il bus numero 3 dalla stazione, dopo 20 minuti cambio con un altro pullman. All’arrivo alle grotte di datong scopro che il prezzo di entrata alle suddette grotte è di “soli” 150 yuan (17 euro): partono le bestemmie. Come al solito in Cina (e non solo comunque) i prezzi per i posti da visitare sono a livelli incommentabili e comunque sono quantomeno quadruplicati nel corso di 5-6 anni (nel 2004 costava 40 yuan l’ingresso!!). C’è da dire comunque che è stato fatto un nuovo ingresso alle grotte super-moderno-sfarzoso-kitch corredato da successivo corridoio esterno con statue (fatte in serie non più di 3 anni fa) ai lati della suddetta strada-corridoio che conduce alle grotte. Le grotte di Datong sono delle grotte buddiste del minchia secolo avanti cristo(mi pare del 300 dopo cristo ma non sono sicuro) che contengono affreschi e statue (alcune enormi, imponenti) di vari buddha. Sono una ventina di grotte in tutto(almeno 20 sono quelle visitabili) e alcune sono decisamente spettacolari. si vale la pena…è senz’altro interessante ma speculare sul prezzo in questo modo non mi pare il caso. Comunque scatto fotografie(sia alle grotte che alle statue fake costruite 3 anni fa): tempo un paio d’ore (o tre? bho) e torno verso il centro di Datong.
Per strada ci sono file di maiali (maiali interi) messi in delle enormi buste trasparenti e appesi a dei ganci. dall’estremità inferiore delle buste si vede bello in evidenza il muso del porco cosi’ appeso.
Datong è una città squallida (come la maggior parte delle città cinesi), inquinata, rumorosa…e la piazza principale si chiama “hong qi guangchang” (che in italiano significa “piazza della bandiera rossa”!! LOL): la solita mattonaia isituzionale con affianco il solito KFC (Kentucky Fried Chicken: che come tutti sanno è un noto fast food comunista…non so se si nota l’ironia)…ehmm….mmha vvabbè…comunque magno qualcosa e vado un po’ a zonzo per la magnifica(ehm) città di Datong: affianco al mio hotel(5 minuti a piedi dalla stazione, ma dalla stazione non si vede) c’è un enorme area completamente rasa al suolo (sono parecchi isolati, migliaia e migliaia di metri quadrati): il glorioso governo cinese di sta ceppa di minchia avrà intenzione di costruirci qualche…scintillante e squallido grattacielo? probabilmente.

per vedere altre (mie) foto di Datong, clicca qui:

o vai a questo link:
https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/ChinaSeptember2011DatongYinchuanJiayuguanDunhuangHamiTurpanUrumqiKashgar

Una sensazione che penso chiunque abbia provato vivendo per un periodo di tempo più o meno lungo all’estero è la sensazione di ‘liquidità’, di instabilità, di perenne mutamento.
Ora va di moda la parola ‘expat’ (‘espatriato’?) per indicare la gente che vive all’estero. E nonostante non credo ci sia una ragione precisa per cui si sia cominciato ad usare questa parola invece della più comune e italiana ‘emigrato’, credo che comunque la differenza sia sostanziale: l’ ‘expat’ in realtà non è un emigrato nel senso proprio del termine o almeno non lo è come lo si intendeva 50 anni fa.
L’expat (secondo la mia visione) è una persona tra i 23 e i 35 anni, che ama viaggiare e che passa tempi più o meno lunghi all’estero a studiare e/o lavorare.
Ma, nonostante tutti gli aspetti positivi, una cosa che ad un certo punto comincia a pesare e ad essere motivo di confusione e disorientamento, secondo il mio modesto parere, è essenzialmente il fatto che (come trend generale) si è sempre in qualche modo ghettizzati nel proprio giro di ‘expat’: occidentali di altri paesi, quando non proprio prevalentemente italiani.
Questo non sarebbe (che belle tette sode, non troppo grandi ma sode…scusate ero distratto a guardare una mia collega…ehmm..)….dicevo: il fatto di non avere troppi contatti (a livello di amicizia) con i cinesi ma rapportarsi solo con altri ‘expat’ occidentali non sarebbe una cosa negativa di per se ma porta a un grande inconveniente: il fatto è che TUTTI (facciamo il 99%?) della gente che studia o lavora temporaneamente in Cina lo fa appunto per un lasso di tempo determinato…e dopo tre, sei, dodici o diciotto mesi va via.
Questo è davvero un gran scazzo: ogni 3-6-12 mesi ci si ritrova ad avere da 10 a 2 amici nell’arco di qualche settimana, perchè la gente torna nel proprio paese o comunque si dirige verso altri lidi; dopodichè inizia (probabilmente, qualche settimana-mese dopo) un nuovo ciclo, già condannato a finire come il precedente fin dall’inizio.
Tutto ciò is very sad.
Per non parlare del fatto che, in ogni caso, vivere in questa bolla, in questa realtà virtuale che è il ghetto degli expat sebbene all’inizio sia interessante perchè (in pratica) è come vivere in un perenne Erasmus(http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_Erasmus) dopo un pò stanca decisamente.
Esaminiamo velocemente cosa fa un expat nel tempo libero (essenzialmente tre cose): si ubriaca, si ubriaca e si ubriaca. Molta varietà, n’è vero ? LOL …per dirla differentemente cmq: ci si scogliona in ufficio 5 giorni a settimana e i restanti due ci si da alla pazza gioia: e anche ciò comunque dopo un pò diventa una routine: stessi bar, stesse cose da fare, stessi posti…il tutto condito dalla “liquidità” , dalla temporaneità di sapere di avere degli amici temporanei, una casa temporanea, un lavoro temporaneo che cambierà nel giro di qualche mese, e via discorreggiando.
Per chi invece di lavorare studia è quasi uguale solo che (in parecchi casi) ci si da alla pazza gioia 7 giorni alla settimana invece di 2 giorni alla setttimana.
Quiiiindi qual’è la soluzione? it’s very easy…stare a lavorare in un posto (all’estero) non più di 1 anno. A menochè non si sia talmente innamorati del posto dove si vive da volervisi trasferire per luuungo tempo: caso che non è il mio comunque. Anzi, davvero non so cosa ci sto a fare ancora a Pechino.

Comincio davvero ad odiare questa città, vediamo perchè:
IL CIBO. il cibo cinese dopo due anni e mezzo quasi ininterrotti(a parte 4 mesi l’anno scorso passati tra Australia e Italia) mi ha davvero stancato: non lo tollero più e non tollero più soprattutto quelle maledette bettole schifose dove si mangia per 1 o 2 euro(10-20 yuan cinesi); e non lo tollero più per diverse ragioni: innazitutto il cibo cinese(in generale) è olioso e unto da far schifo; poi è troppo aromatizzato: i sapori praticamente scompaiono sotto una valanga di aromi(peperoncino piccante per esempio ma anche molti altri) che coprono completamente il gusto originario dell’alimento; le cucine delle suddette bettole(l’80-90% dei ristoranti cinesi è una bettola estremamente grossolana) dove si mangia per 2 euro non seguono la benchè minima regola d’igiene e ciò porta come conseguenza al fatto che 20 giorni su 30 lo stomaco non sia proprio esattamente in perfetta forma(quando non si arriva proprio a forme di diarrea acuta); ovviamente l’arredamento (per modo di dire) di questi posti è estremamente spartano e di questo non me ne fregherebbe un granchè ma anche questo dopo un po’ inizia a stancare.
Poi a questo dovremmo aggiungere l’argomento MENSA: la maggior parte delle aziende in Cina ha una sua mensa e ovviamente tutti i difetti dei ristoranti cinesi in tali luoghi si moltiplicano(e io sono costretto a mangiare a mensa ogni mezzogiorno dal lunedì al venerdì).

LA GENTE (i cinesi)
A parte la bolla degli stranieri di cui si parlava prima si deve comunque in qualche modo avere a che fare ogni giorno coi cinesi. Che, secondo il mio non modesto parere, è gente decisamente non interessante.
Il cinese medio (99% della popolazione) è spesso e volentieri privo di vere e proprie idee personali: è completamente indottrinato fin dalla culla in pratica, un perfetto robot a cui viene detto esattamente cosa pensare(e di conseguenza come agire): è una noia mortale per niente stimolante. Ed è una noia perchè le cose che pensano (sentite le opinioni di un cinese è come se ne avessi sentiti centomila) sai che non sono loro conclusioni critiche ma indottrinamenti dei quali sono stati nutriti fin dalla nascita (stronzate del tipo ‘taiwan è parte della Cina’, ‘odio i giapponesi per gli eventi della seconda guerra mondiale’, ‘fare soldi e sacrificare anche totalmente la mia vita privata è normale’) e di cui ora non possono fare a meno.
Ed è questa la ragione della crescita economica della Cina: la rinuncia totale ad un proprio pensiero critico, tale che la Cina (o almeno la Cina Han che sarebbe l’etnia dominante) è quasi come se fosse un solo uomo, assolutamente uniforme: tutti con le stesse idee e gli stessi obiettivi. A me questa gente votata esclusivamente al materialismo e spesso totalmente acritica è divenuta totalmente intollerabile.

LA CITTA’
Pechino è una città grigia, inquinata, tutta uguale.
A parte ALCUNE zone centrali della città (i pochi hutong [vicoletti] rimasti e i monumenti) è un conglomerato sconfinato di palazzi tutti uguali a se stessi. Pechino sta conoscendo un espansione senza fine, sono davvero centinaia di migliaia le persone che arrivano dalle zone rurali della Cina e di conseguenza i nuovi palazzi(casermoni di 10,20,40 piani) spuntano come funghi ovunque.
E questo è il meno: la cosa che sta davvero arrivando a livelli non più tollerabili è la stramaledetta FOLLA, la gente che sta come formiche ovunque, rendendo specialmente le ore di punta delle perenni bolge che portano lo stress a livelli non sempre quantificabili. Quella folla scomposta, maleducata, senza il minimo rispetto per il prossimo: gente che spinge come azione sistematica nelle metropolitane, gente che taglia la fila sistematicamente a mensa o in qualunque altro luogo pubblico dove in teoria sarebbe previsto il rispetto di un turno.
Ma passiamo al traffico stradale: in Cina in pratica c’è una sola regola che regola il traffico e cioè: ‘fai il cazzo che ti pare’, il che se condito di un minimo di buon senso potrebbe anche essere accettabile ma purtroppo il buon senso in Cina non è una merce molto diffusa.
Parliamo dei pedoni (per gli automobilisti il discorso è grossomodo lo stesso): cominciamo col dire che il rischio di rimanere ammazzati attraversando la strada in Cina non è per niente una oppurtunità remota. Come precondizione c’è da dire che quando per le macchine il semaforo è rosso, le macchine che vengono da destra possono comunque passare, quindi se la strada è molto trafficata il pedone (anche se il semaforo per lui è verde e attraversa sulle strisce pedonali) non passa praticamente mai. E qui la domanda sorge spontanea, e cioè: ‘ma scusa se attraversi sulle strisce pedonali non ti fanno passare?’ la risposta è ‘no’. In Cina se attraversi sulle strisce pedonali le macchine quando ti vedono o accellerano per passare prima di te o cercano di scansarti con uno slalom: come si può comprendere il rischio di rimanere ammazzati non è per niente remoto.
Gli automobilisti non rispettano nessuna regola e venderebbero un rene pur di passare prima di un altra macchina a un incrocio (gli incidenti come si può facilmente intuire sono frequenti) per non parlare del fatto che quando guidano su tangenziali o super strade si ha l’impressione che si sia appena entranti in una versione ‘live’ del video gioco need for speed, con la differenza che nel videogioco se perdi una vita ne hai un altra.

INTERNET
Internet in Cina è pesantemente censurato. E nonostante ci siano dei programmi detti VPN(virtual private network) o dei server proxy per aggirare la censura questo crea comunque immancabilmente degli inconvenienti: innanzitutto le versioni gratuite dei VPN sono incredibilmente lente e quindi se si vive per molto tempo in Cina ci si deve arrendere a comprare un VPN(questi programmini per aggirare la censura) a pagamento.
E in ogni caso, censura o no, Internet in Cina è incredibilmente LENTO, soprattutto per quanto riguarda i siti stranieri(che sono il 90% dei siti che frequento).

Allora si dirà: CHE CI STAI A FARE?
In effetti, arrivato a questo punto, me lo chiedo anche io. Ormai sono solo in attesa di mettere da parte un po’ più soldi e partire. Sono davvero stanco di tutto ciò. E’ decisamente ora di cambiare aria.

Ho buttato giù questo post di getto, quindi la forma lascia a desiderare…peace.

la psiche: cronache di una notte con la coscienza espansa.

prima che svanisca tutto..

cosa scrivere esattamente ?

Verso le 8 di sera, cena….eravamo ancora sul pianeta terra….nel pianeta delle scimmie. Normale serata a wudaokou, il posto nella parte nord-est della città di Pechino (Cina) dove la mattina, appena svegli, stranieri di tutto il mondo si appropinquano nelle università di questa cittadina-satellite di wudaokou per seguire i loro corsi di lingua cinese (o fingere di farlo) o di altre discipline universitarie e durante la notte dei weekend (e non solo) abbassano il loro livello di coscienza con bevande alcoliche nella speranza di rimuovere tutti gli ostacoli che si frappongono tra loro e l’effimero piacere di una scopata che possa appagare il loro (il nostro…) istinto di scimmie che la biologia ci dice che dobbiamo usare per riprodurci e perpretare questo bellissimo e bruttissimo mondo.  L’alcol abbassa il livello di coscienza al di sotto del normale livello di veglia (appena sopra il livello di sonno), rimuovendo la sovrastruttura umana e riducendo le persone a scimmie, facendo vedere la gente per quello che è: gente bisognosa di cibo, accoppiamento, sonno, socialità, comunicazione, pisciare, cagare (questo è tutto quello di cui la gente ha bisogno, nient’altro. ) Davvero nient’altro… anche se ovviamente sono gli opperli, soprattutto gli opperli associati alla socialità in tutti i suoi aspetti (amore, amicizia…), che riempiono la vita.

E questo è fin troppo chiaro con alcune tecniche per l’espansione della coscienza. Tecniche che espandono la coscienza a un livello superiore,  al di sopra del “normale” livello di veglia. Queste tecniche sono conosciute in altre parti del mondo da millenni e sono da sempre l’anello di connessione di noi scimmie evolute con l’infinito, il nostro unico ancoraggio all’infinito che circonda il nostro pianeta. Il cervello umano non è nient’altro che un computer con il dono della coscienza di se. Un computer potentissimo che durante la vita quotidiana usiamo solo per una piccolissima parte e che con alcune tecniche di abbassamento della coscienza( come l’alcol) usiamo ancora meno.

Il viaggio verso una coscienza più espansa, verso una maggiore consapevolezza di se e del mondo è iniziato intorno alla mezzanotte. E (per chi lo sa) gli effetti di base sono sempre gli stessi: quando la coscienza inizia ad espandersi e a perdere il suo livello quotidiano, il risveglio dal sonno dello stato di veglia che si esperisce tutti i giorni avviene,  la “visione” delle connessioni che legano le altre scimmie umane tra di loro, la visione delle loro paure, delle loro gioie, delle loro grandezze, delle loro meschinità è finalmente visibile in maniera più chiara.

Verso l’una di notte questo cominciava ad essere chiaro e poco dopo, preso atto di cio’, decidiamo di uscire perchè qualcuno voleva comprare del succo di arancia e delle sigarette ….e il sogno lucido è iniziato (please look on Google for “sogno lucido”): sulla strada per il Seven Eleven ( guarda: http://en.wikipedia.org/wiki/7-Eleven#China)  e tutto intorno il seven eleven (dove dovevamo andare per comprare sigarette e succo di arancia) c’erano tutte le scimmie intente nelle loro minuzie del sabato sera: bere alcol, abbassare il livello di coscienza e accoppiarsi come cani, gatti e tutti gli altri esseri viventi fanno. La differenza tra noi e loro era abissale….eravamo come degli DEI  e loro erano stupide bestie intente a rimuovere gli ostacoli e raggiungere l’obiettivo di spargere il proprio liquido seminale e creare altri animali.

La frase della nottata è stata <<Bang the chick, dodge the spears.>> (please look at this video from 2:15 minute: http://www.youtube.com/watch?v=WmNFqJNJJOc )  che significa letteralmente “sbattiti la troietta, schiva le frecce” ed era quello che vedevamo intorno a noi: gente schivare gli ostacoli per chiavare.

Era come guardare un film , bastava guardare un gruppo di gente e seguirne i dialoghi e i movimenti …l’unica cosa che ci mancava era una comoda poltrona e dei popcorn!! :)) cazzo!! altro che Sky Cinema 🙂 Abbiamo visto tutti questi animali con i vestiti, animali che guidavano le macchine o che vendevano roba arrostita ad altri animali della tribù. E’ stata una sensazione…che non si può descrivere. La gente fuori al Sensation (famosa discoteca di Wudaokou, Pechino) agiva perchè la propria animalità la portava li’ ma non sembravano contenti, o forse erano solo superificialmente contenti per la maggior parte, persi nelle loro paure appena appena lucidate da un aura di falsa felicità donata dall’alcol.  Era un atmosfera di estremo degrado quella che abbiamo visto tra il Sensation e il Seven Eleven quella notte. Ed era come un sogno lucido per l’appunto, un sogno dove tutto quello che vuoi accade, perchè tutto cio che vuoi è li’, è nella tua testa e le cose basta volerle ed essere convinti di volerle per ottenerle. Il problema sono i falsi desideri, le cose che la società ci ha addestrati a volere per appagare i desideri e la fame di potere di pochi oligarchi, capi di governo o capitani di industrie. Questa gente sa cosa vuole e schiavizza e soggioga tutte le altre scimmie umane per raggiungere i propri desideri. Ma è gente triste. Perchè è gente che non ha capito che l’unica felicità è quella che si raggiunge con lo spegnimento di qualsiasi desiderio….perchè desiderio significa tristezza, perchè una volta raggiunto quel desiderio la felicità non dura che un istante e poi il processo mentale che ci fa correre dietro a qualche altro illusorio bisogno ricomincia. La gente si fa troppi problemi e non si rende conto che questo pianeta (e tutti gli altri pianeti abitati che ci saranno sicuramente in qualche parte dell’universo) è bellissimo e che la vita è un miracolo.  Il mondo è insensato, senza alcun senso e bellissimo. E non abbiamo bisogno di niente….abbiamo già tutto….basta guardarsi dentro: e per fare ciò ci vogliono anni di meditazione o semplicemente usare delle scorciatoie, le stesse scorciatoie che abbiamo usato noi in quella notte di maggio del 2011 a Pechino.

La mente diventa un attrezzo estremamente potente e affilato e tutto ciò che è intorno può essere compreso, le cose sono finalmente chiare: finalmente si scopre la dolorosa (per alcune persone) verità circa le istituzioni con cui ci identifichiamo, il vedere al di là delle mistificazioni tribali, di perdere ogni illusione circa i nostri doveri verso la società e abbandonare falsi bisogni .

GENTE: SVEGLIATEVI CAZZO!!!

La cosa più brutta e deludente però è che una volta atterrati di nuovo in questa società, in questo mondo, il cervello perde la sua capacità di VEDERE e si addomenta di nuovo…ritorna ai suoi falsi bisogni, alle sue piccolezze, alla sua meschinità incapace di vedere ciò che dovrebbe essere evidente sempre. Ma questo non accade subito…le sensazioni dell’espansione di coscienza sono ancora ben vivide qualche ora dopo e lo stupore per ciò che si è visto e esperito è un buon supplemento, un buon “pungolo” per rendere la coscienza addormentata un po’ meno cieca. Anche se poi quando ancora un giorno trascorre si torna quasi del tutto al normale stato. Quasi: perchè il ricordo di ciò che si è vissuto permane e si è in qualche modo consapevoli che viviamo in una mondo di ciechi, dove i falsi bisogni trionfano, semplicemnte perchè la gente è incapace di percepire, perchè il loro (il nostro) cervello non è abbastanza addestrato.

ecco quello che la gente fa di solito….(da 2:10 minuti del video)